Politica

Bravo Rutelli

Bravo Rutelli, ben detto e ben fatto. Che i magistrati non possano far carriera anche se sono degli incapaci, e che non si possano chiudere i tribunali per due mesi di vacanze, manco fossero ragazzini dell’asilo, per la verità, noi lo scriviamo da moti anni e, ad esser precisi, non è neanche il cuore del problema giustizia, ma averlo detto, per il leader della Margherita, segna la rottura con la subordinazione e l’acquiescenza ad ogni fregola del partito togato.

Benissimo.
Si sono subito fatti sentire i Violante ed i Di Pietro, i capi ed i gregari, gli strateghi ed i portaborse, per dar dell’ingenuo e dell’incompetente a Rutelli. Forse non hanno del tutto torto, ma non si avvedono del paradossale risultato: se anche un’incompetente se n’è accorto, è segno che si è, e di molto, passato il segno; se è ingenuo dirlo, vuol dire che tacerlo è indice di una furbizia un po’ zozza.
La sinistra farebbe bene a meditare seriamente sull’uscita di Rutelli. La sinistra non ha futuro se continua a svillaneggiare il proprio passato lontano, ignorando il vero grande crimine dei contemporanei: avere coperto ed aver profittato del massacro del diritto e dei diritti. Solo un’anima cieca può non vedere che quello è il problema dei problemi, dietro il quale si cela l’inaffidabilità di una classe politica mai stata capace di raccogliere il consenso della maggioranza degli italiani. Mai.
E la sinistra farebbe bene a profittare dell’uscita di Rutelli, anche perché il governo sembra immobile ed imbambolato. Incapace di superare l’opposizione corporativa della magistratura, incapace di darsi una politica coerente e riformatrice, incapace di guardare al bersaglio grosso e, invece, dedito a sprecar tutte le frecce per centrare bersagli minimi, quando non controproducenti.
Se la sinistra fosse quella che oggi trova la voce di Rutelli, e non quella sciocca e piagnona dei girotondi, né quella torva ed antidemocratica del partito togato, anche l’Italia sarebbe migliore.

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