Politica

Breve o brevissimo

Il governo Monti ha un senso solo in quanto commissariamento di una legislatura in cui la maggioranza di governo si è sfarinata, con un esecutivo che non è stato in grado di affrontare la guerra degli spread (che non significa incapace di torchiare gli italiani e dissanguarli a favore degli speculatori, ma incapace di opporre, in sede europea e internazionale, il rifiuto a pagare il prezzo di una moneta senza banca e senza testa). Il governo Monti può nascere se punta a giurare, non se punta a farsi votare. Può sperare nella fiducia solo a condizione che questa non comporti l’automatica sfiducia per uno dei due grossi partiti. Per queste ragioni la gran parte delle cose che ascolto e leggo sono prive di significato.

L’incarico quirinalizio è l’unico strumento che può usare. Ma non è poco, perché i governi, secondo la nostra Costituzione, non nascono il giorno in cui ricevono la fiducia, ma quello in cui giurano. Se Monti si mette sulla via della trattativa preventiva, se punta ad avere la condivisione di tutti, allora eviti di accettare il mandato e di farci perdere tempo: non sarà possibile. Perché mai una maggioranza, che è ancora tale in un ramo del Parlamento, dovrebbe accettare preventivamente che sia certificata la propria inutilità? E perché mai un’opposizione che non ha mai condiviso nulla di quel che ha fatto e proposto il governo dovrebbe accettare, in fine legislatura, di approvare riforme che sono nella direzione proclamata (senza fatti) dal vecchio governo, ma moltiplicate per dieci? E’ ovvio che tutto questo può avvenire, ammesso che avvenga, solo in virtù di una situazione eccezionale e d’emergenza, incarnata dal governo di nessuno.

Si obietta: per fare le riforme profonde occorre grande forza politica e non bastano i tecnici. Grazie, lo sapevamo già e lo scriviamo da quel dì. Ma la forza politica è data dal mandato elettorale, mica dal fatto che le segreterie dei partiti decidano il proprio suicidio. Se si cerca forza politica si deve farlo nelle urne. Non c’è né alternativa né surrogato.

Lo spazio di Monti, se vorrà governare, potrà essere brevissimo o breve. Nel primo caso giura, non prende la fiducia, si sciolgono le Camere e, nel frattempo, forte di un solido rapporto con il Colle e legittimato dall’emergenza, provvede a decretare a raffica, lasciando le conversioni in eredità della nuova legislatura. Nel secondo giura, prende la fiducia e dura in carica un anno, nel frattempo chi lo ha votato, se non è matto, provvede a cambiare la legge elettorale ed evitare che nel 2013 ci si trovi gli estremisti quale maggiore forza di governo.

Il tutto, chiariamolo bene, senza che possa esistere soluzione alcuna alla crisi che non passi per un cambio di funzione della Bce e di equilibrio istituzionale europeo. Dalle nostre parti hanno la colpa che quando avvertivamo che si sarebbe presto ballato il sirtaki ci rispondevano che eravamo solidi e tranquilli. S’è visto. Ma non è che si potesse cambiare lo spartito altro che fra gli orchestrali europei. Quel problema lì resta, ed è anche un buon motivo per suggerire alla premiata ditta Sarkel di provare la necessaria vergogna per i molteplici e gravissimi errori commessi, aggravati dall’idea di fregare i compagni di viaggio per salvare se stessi. Disonesti e fessi, al tempo stesso.

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