Politica

Buonisti razzisti

C’è del razzismo, nelle critiche internazionali, e della Cei, all’espulsione dei clandestini o dei Rom senza lavoro e senza fissa dimore. Critiche che colpirono l’Italia e oggi prendono a bersaglio la Francia. E c’è l’ostinazione a non volere fare i conti con la realtà, fingendo che tendere la mano verso l’accoglienza di tutti non equivalga a ritrarla da coloro che hanno maggiore bisogno dell’assistenza pubblica. Fa bene il ministro dell’interno, Roberto Maroni, a non mostrare timore per quelle critiche, anzi a rilanciare ricordando l’opportunità che anche i cittadini europei devono potere essere espulsi, se violano le leggi del Paese nel quale si trovano. Perché mai un Rom, un qualsiasi altro nomade, dovrebbe avere il diritto di vivere mandando per strada i bambini a rubacchiare e le donne a elemosinare? Perché mai la nostra cultura dovrebbe accettare questo rapporto proprietario verso i propri familiari, ivi compresi matrimoni che considereremmo ai margini della pedofilia? Non è affatto vero che tutti i Rom vivono in quelle condizioni, non è affatto vero che lo zingaro equivalga al delinquente, è una leggenda quella che rapiscano i bambini, ma, proprio per questo, perché mai non si dovrebbe buttare fuori il non italiano che s’acconcia a vivere in quel modo, o in galera chi sia nostro cittadino? E’ da razzisti considerare “normali” quelle condizioni di vita, purché praticate o fatte valere su queste persone, per ciò stesso considerati “diversi”. Credo, all’esatto contrario, che un bambino Rom abbia gli stessi identici diritti di un qualsiasi altro bambino, sicché deve avere una casa, pasti caldi, andare a scuola e non essere buttato inebetito fra le braccia di una madre strascicata che gli porge il capezzolo. Chi tollera questo spettacolo, e questo modo di sbarcare il lunario, non è un tollerante, è un razzista. Gli stati che reagiscono, facendo osservare agli adulti che chi non ha un lavoro, chi non può mantenere se stesso e la propria famiglia, non può vivere alle spalle delle comunità altrui, non sono Stati intolleranti, ma ragionevolmente civili. Parliamo ora di quattrini, che sarà volgare e sgradevole, ma tanto necessario. Quando la polizia francese è entrata nel campo nomadi alla periferia di Parigi (senza alcuna violenza, accompagnata da interpreti che spiegavano quel che stava succedendo), ha notificato l’espulsione ad un padre che ha fatto osservare di avere il più piccolo dei figli in terapia intensiva, in un vicino ospedale. E’ ovvio che quel bimbo ha diritto all’assistenza sanitaria, ed è ovvio che i suoi genitori non saranno buttati fuori durante le cure. Ma c’è anche una domanda, ovvia, cui qualcuno deve rispondere: chi paga le spese sanitarie? Non gli interessati, perché si tratta di persone con nessun reddito (ma non è detto senza soldi). Ed è giusto, dalle nostre parti. Ma quello stato sociale lo abbiamo costruito, e pagato (pure troppo), per i nostri cittadini, per i figli della comunità che, scucendo le tasse, lo ha finanziato. Se lanciamo il messaggio che chiunque può accedervi state certi che tutti i bisognosi d’Europa e zone vicine si riverseranno da noi, come gli spinellatori ad Amsterdam. E noi non possiamo permettercelo. Non è che, solo, non è giusto, è che proprio non abbiamo i quattrini per pagare l’intero ammontare. La conseguenza, allora, sarà una diminuzione dello stato sociale per tutti, che significa meno assistenza per i più bisognosi, dato che gli altri se la pagano o sono assicurati. Ancora una volta, quindi, la politica della falsa bontà è incarnata da quelli che la mettono in conto agli altri. Possiamo chiamarli in tanti modi, ma non “altruisti”. Il problema è destinato a crescere, anche perché la bilancia della ricchezza mondiale si sposta. Una volta eravamo incontestabilmente i più ricchi, il che aiutava ad essere anche generosi. Ora lo sviluppo asiatico è di gran lunga più impetuoso del nostro, salvo il fatto che quei Paesi non sono certo democrazie, non hanno forme evolute di stato sociale ed è già tanto se tengono la contabilità dei nati e dei morti. Ciò significa che passerà ancora molto tempo prima di vedere dei nomadi che s’accampano in qualche periferia cinese, o gente che cerchi di sollecitare la pietà di quanti ne hanno a malapena per sé stessi. Noi, invece, li attiriamo nel mentre aumentano le difficoltà economiche. Detto questo, ci sono due categorie di politici e burocrati che esistono solo per complicare le cose: quelli che fanno la faccia feroce e alimentano le campagne elettorali facendo il controcanto al razzismo buonista, alimentando quello (altrettanto presunto) cattivista, e quelli che abitano l’Onu e altre organizzazioni internazionali, che non sanno far altro che prediche sciocche e inconsistenti, con le quali cercano gi giustificare redditi scandalosamente elevanti e privilegi totalmente irragionevoli. Tutta gente, in fondo, anch’essa frutto del troppo benessere, talché si permette loro di ricoprire una funzione pubblica, pur non essendo di nessuna utilità. Ecco, da questo punto di vista si potrebbe cercare di conciliare la spesa pubblica che comportano con la pretesa che nutrono, mandandoli tutti a vivere in un campo nomadi, così, poi, ci dicono se sono così invidiabili o così accettabili le condizioni di quelli che avversano o appoggiano, sempre mantenendo la distanza degli ignoranti. Davide Giacalone www.davidegiacalone.it Pubblicato da Libero

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