Politica

Cacciare i mestieranti

Il ’92 fu altra cosa, la crisi politica d’oggi non è paragonabile al biennio che uccise la Repubblica proporzionale. Allora si combinò il cambio del quadro internazionale ed il diminuito peso dell’Italia con l’opportunità di sottrarre ricchezza allo Stato e portarla in casse esterne,

si unirono l’aggressione della magistratura, condotta con l’uso illegittimo ed aberrante della custodia cautelare, ed il desiderio di portare al governo gli sconfitti e condannati dalla storia, i comunisti. I partiti politici di allora avevano mille colpe, e la loro debolezza morale ne consentì l’eliminazione, ma non persero mai le elezioni, furono cancellati dalla scheda elettorale. Allora l’avvicinarsi dell’euro, voluto non certo da Prodi (che lo avversava), ma dal pentapartito, aggiunto al governo improvvido della lira, creò una grave crisi finanziaria.
Oggi è tutto diverso. Il nostro declino è industriale e strutturale, non finanziario. Perdiamo quote di mercato, ma siamo ancora abbastanza ricchi da poter far finta di non saperlo. La magistratura si è macchiata di un tale unilateralismo da non essere più credibile, e semmai pecca per lentezza ed immobilismo. Le elezioni non le vince mai nessuno due volte di fila e manca una classe dirigente. Il crollo della prima Repubblica ha indotto quasi tutti a credere d’essere più furbi degli altri e ciascuno mira a tutelare il proprio egoismo corporativo. Scema la voglia di fare e creare, cresce quella di avere rendite ed eredità. Restano gli attardati, che ancora credono nel nuovismo beota. Si prendano le reazioni suscitate da Montezemolo: c’è chi plaude alla “nuova energia” e trova perverso che gli si ricordi quel che ha fatto; c’è chi quasi lo giudica illegittimo, come se il suo tacere cambiasse qualcosa. La scena pubblica è immiserita, colma d’irresponsabili che pensano solo a come salvar le chiappe.
La causa? Si è fondata la seconda Repubblica sulla bugia e si è creato un bipolarismo che sarebbe buono in sé, se non fosse falso. Lo scrivo da più di dieci anni, e se non altro questo dimostra che chi cade dal pero oggi o è incapace o è in malafede. Ma stiamo attenti: non ci serve una fuga dalla politica, semmai un ritorno. Dalla politica non devono fuggire i cittadini, semmai si devono cacciare i mestieranti, i figli di quella bugia.

Condividi questo articolo