Politica

Campane

La destra ha passato l’estate a massacrarsi, ma la sinistra l’ha passata in vacanza, vale a dire nel vuoto. Prima la lettera di Walter Veltroni “agli italiani”, poi quella di Pierluigi Bersani, più realisticamente indirizzata al vero capo della sinistra, ovvero al direttore di Repubblica, segnalano lo scorrere del tempo senza maturazione né d’analisi né d’idee. Anzi, per Bersani il tempo dovrebbe non solo fermarsi, ma tornare indietro, ripescando dalla soffitta l’Ulivo e la grande coalizione antiberlusconiana. Idea e proposta pur sempre legittima? No, solo un modo per nascondere il vuoto ed esistere grazie all’avversario.
La proposta che Bersani fa alla sinistra è intimamente contraddittoria e politicamente suicida. Contraddittoria perché egli individua una vera e giusta esigenza, ovvero quella di creare le condizioni per una “legislatura costituente”, dedicata alle riforme costituzionali, necessarie e urgenti da diversi anni, ma poi si muove in direzione esattamente opposta, invitando a coalizzarsi tutte le forze che, pur diverse e contraddittorie fra di loro, si riconoscono nella voglia di abbattere l’odiato (e adorato) Silvio Berlusconi. E che razza di costituente ne viene fuori, in questo modo? In caso di sconfitta rimarrebbe solo una sinistra incapace di dialogo, mentre in caso di vittoria un’armata Brancaleone che pretenderebbe di cambiare da sola la Costituzione. Quel che contestano al centro destra.
Ci hanno già provato, del resto, e ci sono già riusciti nel 2001, quando approvarono la riforma del titolo quinto della Costituzione, scassando lo Stato pur di inseguire i voti leghisti. Risultato: aumento dei costi, perdita di sovranità nazionale su temi decisivi (dai trasporti all’energia) e perdita anche dei voti, perché dovendo inseguire il federalismo antistatilista gli elettori che ci credono preferiscono votare l’originale, piuttosto che lo scimmiottamento sinistro. Sarebbe dovuto bastare, invece insistono.
La lettera di Bersani colpisce anche per un altro aspetto. Dato che, osservando il guastarsi della politica e l’incepparsi della maggioranza, per evitare di trovarci come quei cinesi che dall’ingorgo stradale usciranno dopo un mese, abbiamo da tempo indicato l’uscita di sicurezza delle elezioni anticipate, e dato che abbiamo argomentammo sulla convenienza della sinistra ad una tal prospettiva, leggevamo con perplessità il coretto oppositorio, reclamante una continuità della legislatura che, di solito, fra gente normale, si trova in bocca alla maggioranza. Ora Bersani cambia registro e presenta la sua proposta politica (sbagliata e perdente) per le elezioni anticipate proprio nel momento in cui Berlusconi e Bossi sono costretti a segnare il passo, per non accentuare troppo l’evidente contrasto con il Quirinale. La pessima scelta dei tempi, quindi, ci serve per sottolineare un punto costante: questa sinistra è sempre in ritardo.
Ma non basta, perché preparandosi alle elezioni anticipate Bersani chiede al Presidente della Repubblica di adoperarsi per far nascere un governo di “transizione”. Non si sa verso cosa, si sa solo che serve per far sloggiare Berlusconi e non fargli gestire le elezioni. Ma sono sicuri, a sinistra, che sia una buona idea? Ho l’impressione che siano prigionieri di un maleficio, che li costringe a ripetere sempre lo stesso errore. Pensate, quindi, alla politica che si macera nell’immobilismo rissoso, per poi sfrattare chi prese più voti, sostituirlo con il frutto di una congiura di palazzo, contrapporgli un’alleanza fra estremisti (dai dipietristi ai comunisti) e, magari, ciliegina sulla torta, minacciarlo con qualche bella inchiesta giudiziaria. Un incubo. Un film già visto. La migliore condizione possibile per la campagna elettorale berlusconiana.
Noi si pensa, ragionando, che la sinistra non vorrà più trovarsi in quella condizione e loro, invece, se la sono costruita sulla spiaggia, fra un castello di sabbia, una bella buca profonda e le piste per le biglie, disegnate con le chiappe di uno tirato per i piedi. Il tutto senza tenere il cappellino e subendo l’ingiuria del sole che picchia. Al punto che, giunto al fondo della lettera di Bersani, mi sono chiesto se quell’incitazione a “suonare le nostre campane” sia consapevole o meno, se sia frutto di un ricordo scolastico, ispirato a Pier Capponi, o solo impeto dell’anima, come quello che muove il poeta alticcio, al termine dei pranzi di nozze. Nel primo caso qualcuno faccia osservare al segretario del Partito Democratico che è incorso in un duplice sfondone: a. prima citando un pezzo della guerra civile italiana; b. poi paragonando Silvio Berlusconi a Carlo VIII. Va bene essersi berlusconizzati, passi per il subire l’egemonia berlusconiana, accettiamo pure che facciano politica imitando le formule del loro vate, ma questi, delle volte, sono proprio imbarazzanti.

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