Politica

Canadese

Non è stato soltanto un miracolo attribuibile a Trump, perché contro le cose strampalate che ha detto, contro l’ipotesi di annessione del Canada agli Stati Uniti, contro la voglia di far pagare ai canadesi non si sa quali colpe, erano entrambi i contendenti. Con accenti diversi, ma comunque contrari. Un po’ com’era già successo in Groenlandia. E questo fornisce già una prima indicazione importante: l’internazionale trumpiana prova ad affermarsi in nome del nazionalismo, puntando a destra – perché i nazionalisti si trovano soprattutto da quelle parti – o, specie nella versione à la Musk, all’estrema destra; ma essere sovranisti sulla scia di una potenza più forte è come dire che si sta liquidando la propria sovranità, con gli effetti che si vedono.

Quel tentativo d’internazionalismo Maga, quindi, è ragionevolmente destinato al fallimento. Eppure conserva un suo aspetto velenoso, perché soffia nelle vele delle componenti anti sistema presenti nelle democrazie. E, per quel che riguarda l’Unione Europea, soffia nella stessa direzione dell’olezzo che promana da Putin. A fronte di questo non si tratta di rompere i rapporti fra le democrazie europee e quella statunitense – che sarebbe un gravissimo errore – ma di riconoscere, isolare e battere i replicanti europei del trumpismo. I canadesi si sono accorti che proprio loro sono gli avversari della sovranità nazionale.

Ma non c’è soltanto questo. I liberali hanno lungamente governato il Canada e il loro consenso si era eroso. Il loro leader Justin Trudeau, giovane e bello nonché figlio di Pierre (che ha governato per una quindicina d’anni), era in caduta libera di consensi. Per certi aspetti è normale, nelle democrazie. Fatto è che Trudeau diventava sempre più liberal, anche per immagine e portamento, e a restituirgli il consenso furono proprio gli insulti che riceveva da Trump. Non di meno il governo era passato – appena ieri, il 15 marzo scorso –nelle mani di Mark Carney: stesso partito, economista, già a capo della Banca centrale canadese, più competente che affascinante. Era partito con venti punti di svantaggio e ieri ha vinto dopo avere riposizionato i liberali e il governo sul terreno della ragionevolezza e della centralità. Trump ci ha messo del suo, ma qui il merito è del candidato vittorioso: non si risponde all’estremismo con l’estremismo opposto, ma presidiando la centralità pragmatica; non si risponde agli slogan aggressivi e tonitruanti con esagerazioni opposte, ma tenendo il tono suadente di chi ragiona. Un trionfo.

La canoa canadese ha saputo sfidare e vincere i marosi populisti. La tenda canadese ha saputo riparare dai diluvi demagogici. In un certo senso se ne è riapprezzata l’esistenza anche grazie a chi ne ha minacciato la distruzione. E qui la cosa riguarda anche noi europei e noi italiani.

La democrazia non è soltanto il votare e non è neanche soltanto la volontà popolare. Perché un sistema democratico sia tale occorre che mai il potere sia concentrato in un solo posto o in una sola mano e mai la maggioranza provi a cancellare la minoranza. I sistemi democratici che vivono prevalentemente di contrapposizioni sono malati, soffrono la mancanza di idee e di competenze, mascherandone l’assenza con i toni alti della voce e l’eloquio del prepotente senza sostanza. Nelle democrazie si affrontano e combattono idee diverse, ma soltanto gli sciocchi possono pensare che tutte le colpe siano solo degli altri (posto che da noi sono stati tutti e ripetutamente al governo). E – fondamentale – la stabilità è data dalla condivisione e solidità delle istituzioni, non dalla permanenza di una persona, un colore o una coalizione al governo.

Troppo spesso si confonde la stabilità con l’immobilizzazione, si crede che se eleggo uno per quattro o cinque anni e stabilisco che non si può toccarlo ecco che tutto diventa stabile. No, diventa caotico e conflittuale. E anche in questo Trump ha dei meriti, nel dare il cattivo esempio.

Ragion per cui, recuperando le avventure giovanili, una giornata nella canadese sarà radiosa.

Davide Giacalone, La Ragione 30 aprile 2025

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