Politica

Carboni per tutti

L’arresto di Flavio Carboni è una buona notizia. Ci guadagnano tutti, tranne qualche interesse marginale. Bravi, andate avanti così. Con intercettazioni che rovistano fra le miserie di gentucola che suppone d’essere protagonista del potere e contestando le associazioni segrete, che sono lo strumento più utilizzato per cercare di non vedere le cose pubbliche ed evidenti.
Dall’arresto ci guadagna Flavio Carboni, che non conosco, ma ha tutta l’aria d’appartenere al club di quelli che sanno tutto e conoscono tutti, che si dicono influenti e lasciano intendere d’avere influito, la cui fama deve essere rinverdita, di tanto in tanto, altrimenti c’è il rischio che qualcuno s’insospettisca circa la fondatezza di tante vanterie. Carboni è stato arrestato non so quante volte ed è stato protagonista di storie giudiziarie mirabolanti, con morti, falliti, rapiti e preti. Però, non ditelo a nessuno, non danneggiate la reputazione di un uomo attualmente ristretto nelle patrie galere, tenetevelo per voi: lo hanno sempre assolto. Salvo una volta, per il concorso nella bancarotta del Banco Ambrosiano: 8 anni e 6 mesi, battuto da Licio Geli e Umberto Ortolani (12 anni), ma meglio piazzato di Francesco Pazienza (8 anni). Quel Banco Ambrosiano di cui era vice presidente Carlo De Benedetti, editore del quotidiano La Repubblica, assieme a Carlo Caracciolo, che stravedeva per questo sardo fantasioso, divertente, millantatore e capace d’infilarsi ovunque vi fosse la possibilità d’inzaccherarsi.
Mi dispiace (in via teorica, perché non conosco neanche loro) per il giudice tributario e per l’imprenditore arrestati assieme a Carboni, in quanto restante parte dell’associazione segreta. Potevano giocare a briscola in tre, già per lo scopone toccava invitare un non adepto. Ma il loro sacrificio è necessario per potere consentire a Carboni, una volta uscito, di riprendere a menare per il naso i creduloni.
Mi par di capire, da quel che leggo, che a casa di Denis Verdini, con tanta bella gente, la banda segreta organizzò un’azione sulla Corte Costituzionale, per evitare la bocciatura del Lodo Alfano. Immagino la serata e mi mangio le mani per l’essermela persa: gente che sa, che dice e non dice, costretta però a spiegare perché uno dei partecipanti è proprio lento di comprendonio, ma senza fare nomi, solo alludendo, poi via, si parte, azione. Esito: bocciatura. Di che prenderli a pernacchie. Io, per giunta, lo avevo scritto qualche mese prima. Ma quelli mica leggono: tramano.
La stessa sera s’impegnano a favorire la candidatura di Nicola Cosentino per le regionali in Campania. Anche in quel caso, risultato pieno: fatto fuori. Si mettono a disposizione per aiutare Roberto Formigoni mentre pendono i ricorsi elettorali, ma l’interessato li implora di non fare un accidente, di dedicarsi ad altro. Si è salvato, è stato rieletto. Con questi brillanti risultati c’era il rischio che il sodalizio perdesse smalto. Ora sono tutti in galera, saranno accusati di cose nefande, sicché potranno ricominciare il giro, per fare allo spiedo altri polli.
L’arresto rende felici anche i giornali che ieri non erano in edicola, come tutto lo schieramento di quelli che ritengono l’origliamento sia l’anticamera del disvelamento. Fra poco avremo il dettaglio delle verbalizzazioni telefoniche, con il Tizio che dice al Caio di avere ricevuto assicurazione che Sempronio muoverà le sue conoscenze su Obama per avere un appuntamento con Bin Laden, altrimenti difficilmente reperibile. Il linguaggio di questi signori, l’idea stessa che il potere sia segretezza, alleanze oscure, interessi inconfessabili, sarà talmente avvincente e colorito che non solo tutti leggeranno avidamente, ma inquirenti e copisti di redazione urleranno: e voi volete toglierci quest’importantissimo strumento d’indagine? (Carboni, intanto, sosterrà d’avere ideato tutto lui: agli uni racconterà che l’idea gli è venuta per affondare l’infame legge sulle intercettazioni, agli altri che solo così si sarebbe potuto trovare il coraggio di annunciare l’indispensabilità d’andare avanti. Che s’ha da fa’, pe’ campa’).
L’arresto, infine, rende felice la procura che lo ha chiesto, che senza la ciarliera associazione si sarebbe ritrovata a dovere documentare in cosa si concretano le accuse di corruzione, riciclaggio e quant’altro, relative all’eolico sardo. Ora, grazie alle loro stesse parole, al modo in cui i membri dell’associazione segreta ne parlavano, utilizzando lo strumento più segreto e riservato che ci sia, ovvero il telefono, sarà chiaro a tutti che quei bravi procuratori si stanno battendo, isolati e con esiguità di mezzi, vale a dire con l’appoggio di tutti i giornali e avendo disposto intercettazioni a tappeto, contro un potere occulto e tentacolare.
Detto ciò, naturalmente, non ho idea se gli indagati siano colpevoli o innocenti. A toglierci il dubbio dovrebbe essere la giustizia. E qui si arriva a quegli interessi minori, che ancora una volta prendono randellate. La giustizia, prima di tutto, perché tratterà, fra anni, carne morta. Sentenzierà inutilmente. Condannerà chi non sconta e assolverà chi ha già scontato.
Accusare i membri dell’associazione segreta di organizzare convegni (pubblici) allo scopo di conoscere e avvicinare gente influente, inoltre, è, al tempo stesso, ridicolo e minaccioso. Posso fornire un dettagliato elenco delle moltissime occasioni di questo tipo, che si tengono ovunque. Comprese quelle dei magistrati. Così come, prima o dopo, si dovrà dire qualche cosa di sensato sulle energie rinnovabili, eolico e solare in testa. Per forza che in Italia non decollano: se non ti blocca il tribunale amministrativo ti arresta la procura penale. Attorno a quelle pale girano, effettivamente, interessi immondi, ma perché il mercato non è aperto alla concorrenza e le tariffe sono irragionevoli e amministrate.
Ben venuti, allora, nell’ennesima storiaccia. Al termine della quale si sarà fatto tutto, tranne l’utile e il necessario.

Condividi questo articolo