Politica

Cgil, Cisl ed Uil chiudano

Non c’è solo un problema Cgil, anche Cisl ed Uil dovrebbero rimeditarsi criticamente. Nel mercato dei consumi, nelle tasche degli italiani, il peggio deve ancora arrivare. Il governo ha già messo a disposizione i soldi (o, meglio, s’è preso i debiti) per salvare Alitalia e sono pronti quelli per i salvataggi bancari. La prima è una battaglia di bandiera, non destinata ad influire sul mercato, i secondi serviranno solo se le banche erogheranno liquidità, oltre ad assorbirla. Gli spericolati crolli di qualche seduta borsistica depongono in senso opposto. Insomma, nel momento in cui lo Stato intensificherà (non ha mai cessato) la propria presenza nel mercato, una seria rappresentanza degli interessi dei lavoratori sarebbe necessaria. Quella del sindacato confederale non funziona più.
Quei sindacati sono tre perché così voleva la geografia politica della prima Repubblica: uno per comunisti e socialisti di stampo frontista (Cgil), uno per socialisti autonomisti, repubblicani e socialdemocratici (Uil), ed uno per il mondo cattolico, alias democristiano (Cisl). Quei mondi, ad eccezione del comunista, sono stati annientati dall’estinzione dei canali di finanziamento, con anche l’intervento giudiziario. La loro funzione politica era finita con il cessare della guerra fredda. I sindacati di riferimento, invece, sono sopravvissuti, essenzialmente perché sono rimasti intatti ed opachi i finanziamenti. I loro bilanci sono più oscuri di quelli dei vecchi partiti, per intenderci.
Questi residuati fossili del secolo scorso occupano ancora la scena per insipienza del mondo politico, che, del resto, è in gran parte abitato da ex sindacalisti, con il risultato che sempre meno lavoratori s’iscrivono al sindacato, che sempre meno li rappresenta. Mancando un’interpretazione coerente e generale di quegli interessi, si scatenano quelli corporativi e settoriali, in una frammentazione suicida esaltante l’egoismo di minoranze che ritengono essere un diritto campare a spese altrui.
Cofferati, Bonanni ed Angeletti si sistemeranno in qualche Parlamento, sine cura e sine ruolo, come tanti altri loro predecessori, ma la loro incapacità di capire la fine del mondo che li ha cresciuti è e sarà un danno grave agli interessi di quegli italiani la cui ricchezza risiede nella capacità di lavorare.

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