Federica Mogherini sarà, con ogni probabilità, il rappresentante unico europeo per la politica estera. Mrs Pesc (Politica estera e di sicurezza comune), come lo si sintetizza. Si tratta di un sicuro successo di Matteo Renzi, che lo ha chiesto con insistenza, sfidando la diffidenza e l’opposizione di non pochi europei. Considerato che tale nomina accompagnerà la composizione della nuova commissione europea (di cui non fa formalmente parte), dobbiamo porci tre diversi quesiti: a. cosa questo potrà portare all’Europa; b. cosa all’Italia; c. quale sarà il peso e il ruolo della Commissione, formatasi all’indomani, o nel pieno della più grave crisi attraversata dall’economia europea.
A. Per quel che riguarda l’Europa, la questione è presto inquadrata: Pesc non conta nulla. Né potrà contare nulla fino a quando non esisterà una politica estera europea e tale materia sarà demandata ai singoli governi nazionali, a loro volta (naturalmente) incarnazione d’interessi diversi e in conflitto fra loro. L’esperienza fin qui fatta è stata deludente solo per chi ci aveva creduto. Catherine Ashton non era una novizia, avendo già ricoperto il ruolo di commissario europeo per il commercio, poteva vantare un’esperienza internazionale superiore a quella del nostro ministro degli Esteri. Eppure era un peso piuma nella politica inglese, irrilevante in quella europea. Questi sono posti dove se va un Tony Blair puoi sperare che crei un campo gravitazionale, altrimenti si può al massimo fare il meteorite.
Per l’Europa, quindi, il lavoro da farsi non consiste nel far finta di esserne il ministro degli esteri, ma nel lavorare affinché esista una politica comune. Programma complicato, come il Medio Oriente, la Libia, l’Ucraina, il gas e cento altre cose s’incaricano di ricordarci ogni giorno. Se avesse successo, sarebbe un passaggio storico.
B. Per l’Italia, a parte la liberazione di un posto al governo e, quindi, l’avvio del rimpasto, si tratta, al momento, di un successo d’immagine. Renzi s’è impuntato e ha vinto. Se Mogherini saprà lavorare, nel senso prima indicato, questo successo porterà a un aumento di peso specifico. Non è poco. Ma attenti ai colpi di coda: l’Italia non avrà posti nel governo dell’economia, il nostro governo non avrà sponde nella Commissione, né Pesc sarà utilizzabile per esercitare pressioni. Considerato che non tutti hanno gradito l’impuntatura, state certi che i conti si dovranno fare.
A questo si aggiunga che la Francia corre il rischio di spaccare il partito del presidente, pur di non allontanarsi dall’ombrello tedesco. Mentre la Spagna ha fatto riforme importanti e dolorose, sicché non sarà disposta a coprire chi cerca di scantonarle (francesi compresi, che, appunto, si mettono al riparo). Il terzo grande, la Germania, non solo è quello meno interessato a venirci incontro, ma anche il più dotato di politica estera commerciale, quindi in potenziale conflitto con una Pesc che voglia contare.
C. Per capire il peso e il ruolo della nuova Commissione si deve partire da un dato reale: i debiti sovrani europei, specialmente i più alti, quindi specialmente il nostro, sono meno sostenibili oggi di quanto non lo fossero nel 2011, visto che crescono mentre decresce la produzione di ricchezza, eppure non solo gli spread sono ridotti, ma i tassi d’interesse che si pagano sono bassi (lo spread potrebbe essere piccolo e il tasso grande, se solo salisse quello che pagano i tedeschi). Questa apparente insensatezza ha una spiegazione: da allora a oggi ha agito la Banca centrale europea, ottenendo indubbi successi. Ma, appunto, questo aumenta il ruolo dell’Europa tecnocratica (nulla di negativo, nell’uso che faccio di questa definizione) e diminuisce il peso di quella democratica (nulla di bello, nella constatazione).
Ciò vuol dire che o la Commissione saprà capace di portare nel suo seno la mediazione e la proposizione di politiche europee, quindi farà crescere il suo ruolo, oppure è destinata a vederlo ridursi, quale testimonianza di un governo che forse era possibile, ma non fu. Non è un caso, del resto, che nei governi europei in difficoltà (si guardi al francese) gli unici ministri determinanti sono quelli all’economia, perché la partita si gioca con un potere, quello della Bce, che si occupa solo d’economia. Il resto è divenuto meno significativo, con qualche presenza ministeriale di taglio propagandistico, tendenzialmente folcloristica.
La Bce c’è (fortunatamente), il resto d’Europa no. Questo è lo scenario da non perdere di vista, altrimenti non si saprà che Pesc prendere.
Pubblicato da Libero