Politica

Commissione d’inchiesta

Nel regno d’Italia la casa regnante non negava mai un sigaro toscano ed un’onorificenza, nell’Italia repubblicana non si è mai negata una commissione d’inchiesta. Evidentemente anche le buone e sane tradizioni sono state abbandonate.

In Parlamento, difatti, non si riesce a trovare un accordo che dia vita ad una vera commissione d’inchiesta sugli anni novanta, il decennio giudiziario. Alto e nobile è il motivo per cui la commissione non si dovrebbe fare: non è lecito discutere le sentenze, né sindacare l’operato della magistratura. Ora, a ben vedere, queste due obiezioni sono fondate su una suggestione, ma non hanno alcun sostegno istituzionale, e, men che meno, fondamento logico. E’ vero il contrario: una commissione parlamentare non può intervenire in un procedimento penale, non può interferire con il lavoro dei magistrati, ma può ben prendere le distanze dalle sentenze e può esprimersi criticamente a proposito di una stagione giudiziaria. Non è detto che debba farlo, ma, se ve ne sono i motivi, può certamente farlo. Se qualcuno conosce una norma che proibisce ciò parli, o non tenti di intimidire gli altri.

Ma la commissione d’inchiesta non la si vuole perché vi sono alcuni punti su cui nessun italiano nutre dubbi: a) il finanziamento della politica è stato, e non sappiamo se è ancora, praticato con mezzi illeciti ed in aperta violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti; b) accanto al finanziamento della politica è cresciuto un malcostume che ha resi possibili reati più gravi ed arricchimenti personali (che appaiono moralmente più gravi, e non meno, come qualche pm ha sostenuto); c) questo andazzo è stato lungamente e largamente tollerato, fino a quando non si è aperta un’inchiesta, a Milano, che ha poi avuto un’evoluzione gigantesca; d) non è in discussione la legittimità di quell’apertura, ma non è chiaro se si è utilizzato con tutti i protagonisti politici il medesimo metro ed il medesimo metodo; e) non è chiaro se nel corso di quell’inchiesta si sono commessi reati gravi.

Non c’è italiano che non abbia interiorizzato questi concetti, ma vi è qualche italiano che non vuole che su di essi si getti un po’ di luce. Perché? Come si vede il problema non è quello di rifare i processi, ma, semmai, di valutare la distanza che vi è fra il numero e la gravità dei reati contestati e la scarsezza dei risultati processuali. Le molte assoluzioni non possono lasciare indifferente nessuna persona civile, mentre i moltissimi proscioglimenti per intercorsa prescrizione (in altre parole perché si è perso troppo tempo) non possono non allarmare chiunque voglia continuare a credere nella giustizia. Perché mai non si dovrebbe indagare su queste cose?

In barba all’obbligatorietà dell’azione penale, non si è mai dato corso alle denuncie per le violenze subite da alcuni protagonisti passivi di questa storia. Financo il capo dello Stato è giunto a denunciare pubblicamente un andazzo terrificante. Ebbene, perché non si vogliono ascoltare queste persone, perché si vuole lasciare tutto nelle nebbie del sospetto e del ricatto, perché non portare le cose alla luce del sole, valutandole per quel che sono?

Un magistrato della procura di Milano, Gherardo Colombo, scrisse che l’inconcludenza dei procedimenti di Mani Pulite creava un mondo colmo di pressioni e ricatti. Questa tesi non è priva di un suo fascino ed è giusto che venga discussa. Perché non dovrebbe farlo il Parlamento? e chi, se non il Parlamento?

Ma no, secondo alcuni, e segnatamente secondo quanti furono pubblici ministeri ed adesso, grazie anche alla popolarità allora conquistata, siedono in Parlamento, non è il caso che di queste cose ci si occupi. Anzi, sarebbe assai grave, sarebbe orribile, sarebbe devastante che il Parlamento si doti di una vera commissione d’inchiesta. Quindi si danno da fare perché la commissione stessa non possa indagare su nulla, si stracciano le vesti, dichiarano di conoscere a memoria gli incartamenti delle inchieste e d’essere pronti ad utilizzarli. Accidenti, questa gente ha paura. Solo la fifa nera fa dire certi spropositi. E, allora, perché non cercare di capire di cosa hanno tanta paura?

Condividi questo articolo