Politica

Con o senza Costituente

Non si può fare nessuna Costituente, se non partendo dalla constatazione che le regole attuali hanno dato luogo ad equilibri politici galleggianti nell’impotenza. Essendone convinto da molto tempo, avendo proposto la Costituente già all’epoca della falsa vittoria di Prodi (2006), avendone ribadito l’utilità all’inizio di questa legislatura, ed avendolo fatto approfittando della libertà che Libero mi da, e della benevolenza dei lettori, ma nel più assoluto silenzio e menefreghismo del mondo politico, tante tardive conversioni m’inducono più a ragionare che a gioire.

A cosa si deve lo slancio riformatore e dialogante, che ha contagiato molti? Perché D’Alema e Violante militano sul fronte ricostituente, e ministri importanti, come Frattini e Tremonti, s’affrettano a dar loro credito? Perché le persone ragionanti cominciano ad aver chiaro che l’alternativa è il caos. Se non ci si sbriga a far tornare la politica ai piani alti della riflessione collettiva, questa marcirà negli scantinati del propagandismo, consegnando la sinistra al giustizialismo reazionario e la destra alla faida per la successione. Il binario della seconda Repubblica, originato da un grave colpo allo Stato, va a morire nella contrapposizione priva di idee e nell’incattivimento sociale. Occorre uno scambio, ferroviario e politico, per cambiare direzione.

Lo scambio ha dei prezzi. La destra deve rinunciare ad utilizzare il dipietrismo per spaccare la sinistra, e ciò significa, anche, che tocca alla maggioranza chiudere lo sconcio dei processi mediatici, allontanando dalla televisione pubblica chi la usa solo per prolungare una guerra civile che uccide la sinistra democratica. La sinistra deve rinunciare a far da sponda a chiunque manifesti l’uzzolo di proporsi quale interlocutore alternativo a Berlusconi, cui, anzi, deve essere dato quel salvacondotto giudiziario che il Quirinale, all’epoca della sentenza costituzionale sul lodo Alfano, non fu in grado di garantire (lo promise, ma non riuscì). Chi pagherà quei prezzi s’indebolirà, non tanto fra i cittadini, quanto nello scontro interno al proprio schieramento. Per questo nessuna Costituente sarà mai possibile, se non frutto di una ritrovata fiducia nei propri interlocutori. Non sarà facile, perché i precedenti non aiutano.

La Costituzione è stata modificata, in senso federalista e scassastato, dalla sinistra, nel 2001. Lo fecero a maggioranza, con uno scarto ridicolo, chiudendosi ad ogni dialogo ed al solo scopo di rubare consensi elettorali all’area leghista. Fu un’operazione miserabile. Pose rimedio il centro destra, ripristinando il principio dell’“interesse nazionale”. Anche questa volta la propaganda prese in sopravvento sul senso di responsabilità, ed il referendum, convocato dalla sinistra, fu disertato dalla destra. Addio rimedio. Per non parlare della giustizia: fa piacere vedere un Luciano Violante che va predicando la necessità di non finire nelle mani dei pentiti, ma occorre aggiungere che egli ha enormi e personali responsabilità, per averci messo in quelle luride mani. Ancora l’estate scorsa, ad esempio, cercava di mettere una toppa alla storiaccia di Ciancimino, tutta da raccontare. Non si costruisce una Costituente sulla sfiducia, ma neanche sulla menzogna.

All’inizio di dicembre Silvio Berlusconi era in predicato di promozione: da pedofilo a capo mafioso. L’ha mancata, per un soffio. Alla metà s’è preso un duomo in faccia, dopo avere già sperimentato un cavalletto, ascoltando poi dichiarazioni sinistre circa il fatto che, se proprio non se l’era meritato, comunque se l’era cercato. Che il clima natalizio renda tutti più buoni è risaputo, specie negli spot di chi vende panettoni, il guaio è che non sempre rende più credibili.

Aprire la filiera delle riforme, partendo da quelle costituzionali e non fermandosi davanti alle corporazioni che impediscono di disporre di una giustizia, una scuola, un mercato del lavoro competitivi, è necessario. Subito. Farlo potendo utilizzare una Costituente, o, almeno, un ambiente che ne richiami lo spirito, sarebbe l’ideale. Ma se non si agguanta quel risultato, prezioso, si deve comunque andare avanti, e tocca alla maggioranza. L’alternativa, ricordiamolo, è il caos.

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