Politica

Condonanza

giacalone editoriale 9 aprile

Il condono edilizio si fa faccenda interessante e rivelatrice. Cosa e come s’intenda condonare non lo sa nessuno, perché non esiste un testo su cui formarsi un’opinione. Un problema che ha, per prima, la presidente del Consiglio, la quale afferma che sì, in effetti, il ministro Salvini gliene aveva accennato, ma senza dettagli. Dal canto suo, del resto, il citato Salvini, promotore della proposta, afferma di avere riunito un’affollata rappresentanza di interessati – e segue dettagliato elenco, dagli inquilini ai notai – ma, almeno fin qui, omette di scendere nei particolari del frutto di codesto collettivo cogitare. Il solo punto fermo è che il condono non deve chiamarsi condono, perché condonerebbe ma non è bello condonare, mentre è più suggestivo ‘salvare’ la casa. Da chi e come, non si sa.

Piccole cose, si continua a ripetere: un tramezzo, una finestra, roba così. E son quelle piccole cose a far lievitare il grande dubbio che si sia perso il senso della realtà. Il problema sarebbe che per quelle inezie abusive oggi sarebbe impossibile vendere un appartamento, magari ereditato, non essendo la planimetria conforme alla realtà. E siccome l’entusiasmo gioca brutti scherzi, ecco che dal mondo dell’edilizia si giunge a rincalzo, affermando che si tratterebbe addirittura dell’80% delle case.

Se si tratta davvero di piccole cose, perché mai non è possibile regolarizzarle con una normale procedura di correzione catastale? In fondo tali possibilità esistono. E se, per un caso, la norma di regolarizzazione senza condono non dovesse funzionare innanzi a trascurabili dettagli di dislocazione interna, allora è la norma che dev’essere cambiata. Prima cambi la norma e poi, eventualmente, condoni il pregresso. Se capovolgi la procedura ottieni un solo risultato: nessuno crederà nella legge, nessuno crederà che questa è l’ultima occasione e il numero delle irregolarità potrà così raggiungere e superare l’80%. Di ciò abbiamo le prove, visto che sono stati fatti condoni edilizi nel 1983, nel 1994 e nel 2003. Gli ultimi due dalla stessa maggioranza attualmente al governo. Perché i proprietari – magari i nonni – non regolarizzarono? Perché non credettero che fosse sensato pagare per quello che non sarebbe mai stato scoperto e vissero nella convinzione che tanto, prima o dopo, un altro condono ci sarebbe stato. E avevano ragione.

Quindi: se si tratta veramente di piccole cose sarà sufficiente regolarizzarle alla bisogna, pagando il dovuto; se la legge lo impedisce si cambia la legge (scritta dagli stessi che ora se ne lamentano, considerandola offensiva dei diritti dei cittadini); se si fa il condono e non si cambia la legge i nipoti faranno come i nonni, tanto il problema si porrà soltanto in caso di vendita. E non è finita: il governo Draghi propose riforma e aggiornamento del catasto, ovvero esattamente quel che serve per far sì che la realtà e la planimetria si assomiglino. Allora, però, a opporsi furono gli stessi che ora chiedono il condono. C’è una spiegazione razionale o risiede solo nell’uso della proprietà immobiliare come pressione per raccattare (o sperare di raccattare) voti? In ogni caso il nostro gigantesco problema è che a ogni puntata successiva si dimentica la precedente.

Nell’attesa di sapere cosa sia un ‘piccolo’ abuso, vecchio e per tre volte non condonato, sarà il caso di rammentare che anche il vicino è proprietario di una casa, che magari ha sempre agito regolarmente, ha subìto le vessazioni burocratiche e non ha chiuso il balcone impedendo la vista agli altri o allargato la finestra scempiando la facciata, sicché quel vicino ha provato a difendere la sua proprietà dagli abusi altrui, che ne diminuivano il valore. Forse ha anche fatto causa, di sicuro ha agitato il condominio e ora gli fanno marameo gli abusivisti e i loro discendenti, perculandolo per non avere trasformato la casa in alloggio per turisti mediante raddoppio del calpestabile con soppalcatura. C’è il rischio che il condono non basti e al vicino necessiti un’amnistia.

Davide Giacalone, La Ragione 9 aprile 2024

www.laragione.eu

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