Politica

Congresso Pdl e sinistra

Non si fa il bipartitismo con un solo partito. Soltanto nelle condizioni del 1948 fu possibile il bipolarismo con un unico polo di governo. Per gennaio prossimo è programmato il congresso del Popolo delle Libertà, di cui già si annunciano le regole democratiche. In cosa possano consistere, considerato che gli apparati di vertice hanno già diviso le rappresentanze percentuali, i cespugli si sono messi al riparo di chi ancora regala loro qualche seggio e gli iscritti sono un concetto vago, è faccenda misteriosa. Ma, tutto sommato, irrilevante. Conta il dato politico: perché sia una tappa verso un nuovo sistema, e non solo il costume nuovo della vecchia coalizione, occorre che ci sia un partner dall’altra parte, nella sinistra. E qui le cose si mettono male.
Il candidato al dialogo era Veltroni, protagonista di una campagna elettorale senza demonizzazioni e con l’idea (inquinata dall’alleanza con Di Pietro) del partito unico della sinistra. Nella sconfitta, portò a casa il successo d’aver liquidato la sinistra antagonista. La mattina dopo, però, si ritrovò privo di strategia politica e prigioniero del giustizialismo destrorso dell’unico alleato, quindi, per non perdere la poltrona, costretto ad indurire la polemica, a portarla sul terreno meno adatto (la giustizia), a trasformarsi in estremista. Contemporaneamente, D’Alema percorreva il sentiero opposto, richiamando la necessità del confronto istituzionale ed aprendo su temi rilevanti, come il federalismo. Basta, dunque, cambiar cavallo per l’ennesima volta? No, perché Veltroni è un bipolarista che s’è messo a raccogliere le firme contro Berlusconi, mentre D’Alema è un dialogante che detesta il bipolarismo (con solidi argomenti) e vuol far risorgere i cespugli.
Il congresso fondativo del PdL, pertanto, si può anche fare, offrendo a tanti commentatori da rotocalco politico il vasto pascolo degli amarcord, degli inevitabili screzi, del coreografico trionfo, ma stiamo parlando del quasi niente se, in premessa, non si chiarisce a quale modello costituzionale mirare e con quali interlocuzioni. E’ vero che i democristiani convissero a lungo nella diversità, ma senza un comun denominatore costituzionale e senza i vincoli della guerra fredda sarebbero esplosi, e, difatti, esplosero assieme al resto, quando vennero meno.

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