Politica

Conti e urne

Anziché perdersi nelle chiacchiere politiciste è preferibile guardare ai fatti dell’economia: deflazione incipiente, crescita inesistente, intimazioni ineludibili al rispetto dei vincoli europei di bilancio. Sono queste le cose che rendono verosimile il desiderio di chi si sente elettoralmente vincente di votare al più presto. E’ ragionevole che Matteo Renzi punti alle urne. La domanda, semmai, è un’altra: dopo averlo coperto sul Senato, Giorgio Napolitano lo coprirà anche sullo scioglimento anticipato? La minoranza del Partito democratico si muove come se avesse contezza che questa seconda copertura non c’è, quindi abbozza sul Senato e punta i piedi sul sistema elettorale, per far da sponda al Colle. Ma Renzi ha dalla sua la stanchezza degli altri e il vuoto che si portano dentro.

Comunque vada a finire, questa storia del Senato sarà un problema. Spiace dirlo, ma se le cose s’impostano in modo storto il risultato saranno storture. Sarà un male se tutto naufragherà negli agguati parlamentari. Perché non è un bel vedere, ma anche perché sarebbe la fine di Renzi, quindi dell’illusione che qualcosa possa muoversi e cambiare, nella morta gora della politica italiana. Sarà un problema se questo disegno passerà, perché si crea un sistema squilibrato, non si rafforza l’istituzione governo ma si cementifica la presa della maggioranza sul sistema legislativo, si vara un Senato delle regioni quando le regioni dovrebbero essere ridimensionate, si chiamano a legiferare consiglieri regionali che consumano spesa pubblica senza portare gettito fiscale. Dovrebbe valere il principio: no rapresentation without taxation. Sarà un problema anche se la maggioranza fosse tale da consentire il successivo referendum confermativo, perché l’elettore si troverà di fronte a due scelte negative: confermare il vecchio morto o avallare il nato informe. Dice Renzi: serve il cambiamento. Il suo partito diceva la stessa cosa quando varò la riforma del Titolo Quinto, nel 2001, provocando disastri di cui oggi si vergogna. L’alternativa c’è: riscrivere la Costituzione in modo coerente e non ad accettate, dotati di mandato popolare.

Forza Italia asseconda l’operazione, nel nome del Nazareno (che non era Gesù, a scanso d’equivoci, ma il cardinale Michelangelo Tonti, il cui cognome dovrebbe suggerire prudenza). Silvio Berlusconi chiama alla riconoscenza e all’obbedienza. Voteranno, perché lo chiede il loro capo. Lo faranno perché non vedono alternative e perché temono fregature sul terreno che per loro più conta: il sistema elettorale. Lì è lo scambio: premio di maggioranza senza ballottaggio. Anche qui: come fanno a non capire che quella roba, applicata a una sola Camera, distrugge gli equilibri costituzionali senza creare contrappesi? Occorrerebbe avere futuro, per porsi il problema. Il guaio è che molti dei protagonisti non ne hanno, e uno sa bene che se gli tolgono il presente vivrà solo di passato.

Napolitano, perché copre tutto questo? Può darsi che sia stanco, desideroso di restare senza subire conflitti. Può darsi che immagini d’essere il presidente delle riforme costituzionali, anche se, viste le premesse, è più facile sia quello della distruzione costituzionale. Oppure no, forse in lui prevale il mestiere e la tattica. Perché la domanda sensata è, ripeto: la copertura del Colle si estende anche allo scioglimento anticipato? Se la risposta è sì, allora vuol dire che ha preso la maglia di presidente onorario della squadra renziana. Se la risposta è no, allora c’è la trappola, per Renzi.

Vedo cose strane. Vedo che si tengono seminari sulla ristrutturazione del debito pubblico; che a Venezia si chiede di non contabilizzare a deficit e debito gli investimenti sul digitale, mentre a Bruxelles si ribadisce l’opposto; che si nega la correzione dei conti, nel mentre si subisce l’intimazione a farlo. Vedo cose strane, che possono preludere a una drammatizzazione, utile a camuffare dolorose marce indietro o pericolose fughe in vanti. Se il Quirinale sta attendendo il governo a quel varco, allora sul resto si sta perdendo tempo. Se, all’opposto, è pronto a coprirlo anche su quel fronte, allora saremo spinti verso un terribile bivio: l’arroganza egolatrica che supera gli argini costituzionali, da una parte, e l’ignoranza della realtà che ci spinge verso l’amministrazione controllata, dall’altra. Provo disagio anche solo a scriverlo. Ma ne provo assai di più nel vedere il cinismo e la baldanza con cui si prova a nasconderlo.

Pubblicato da Libero

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