Abbiamo sollevato, sabato scorso, il problema dei Giochi del Mediterraneo, con l’inaccettabile esclusione d’Israele. Il problema è talmente serio da costringere il ministro degli esteri, Franco Frattini, ad intervenire, nel tentativo di metterci una pezza. Purtroppo, assai più colorita del buco. Anzi, le parole del ministro rendono la faccenda decisamente più grave.
Mario Pescante, commissario governativo che presiede ai giochi, uomo politico che reclama l’indipendenza dello sport dalla politica, aveva sostenuto d’essersi impegnato per avere gli atleti israeliani, salvo non esserci riuscito, giacché li si voleva assieme ai palestinesi. La buttava sul: ho provato, ma non sono riuscito. Come se la cosa dipendesse dai litigiosi vicini. Frattini, invece, lo dice chiaro e tondo: Israele non c’è perché nel comitato internazionale organizzatore, dove si vota a scrutinio segreto, non ha avuto e non ha la maggioranza dei consensi. Israele non c’è, dunque, perché i Paesi partecipanti non lo vogliono. Messa così, l’Italia non deve partecipare, e meno ancora ospitare questa schifezza.
Non solo si è arrivati, con incosciente leggerezza, al punto d’essere i promotori ed i finanziatori (perché ci mettiamo anche i quattrini, del contribuente) di una roba che esplicitamente, parole di Frattini, rifiuta di gareggiare con Israele, alla faccia dello spirito olimpico, ma sembra che non ci si renda conto delle ulteriori conseguenze negative. Al ministro degli esteri, difatti, hanno riportato la nostra obiezione: Israele è uno Stato, gli atleti palestinesi dovrebbero esserci, ma la Palestina non è uno Stato, non possono essere messi sullo stesso piano. La sua risposta: “Non me ne importa niente”. Cos’è: uno scherzo, un errore o i nervi che sono saltati? E’ il principale problema della pace nel Mediterraneo, l’importanza ce l’ha, vitale.
La soluzione non è rassegnarsi all’inevitabile rovina, invitando israeliani e palestinesi alla cerimonia inaugurale, in un volemose bene sterile e controproducente. Anche perché chi non vuole Israele è anche chi non vuole lo Stato palestinese. I nemici degli israeliani sono i nemici dei palestinesi. I secondi vengono usati contro i primi, ma per odio, non per amore. I terroristi palestinesi vengono finanziati ed armati solo perché danneggino Israele e le speranze di convivenza, non perché portino pace e prosperità ai palestinesi, cui, difatti, hanno assicurato una vita di violenza, guerra e miseria. Palestinesi ed israeliani hanno interessi convergenti, che sono opposti a quelli di chi non riconosce il diritto all’esistenza della stella di David. Se il ministro Frattini è consapevole di trovarsi in un comitato la cui maggioranza non vuole Israele, significa che ci metteremo in brachette per gareggiare con chi vuole tenere fuori anche i palestinesi e mantenere i due popoli in guerra. E paghiamo, per avere questo nobile privilegio.
Non se ne esce con trovate strapaesane, né si può sperare di risolvere il guaio della presente edizione con le chiacchiere sulla prossima. Prima del 26 giugno, data d’apertura dei giochi, il governo italiano ammetta l’enormità dell’errore, annunci l’indisponibilità a mantenersi parte di una simile accolita ed accolga le dimissioni di chi ci ha messo in questo pasticcio. Non è una gran soluzione, ma almeno è dignitosa.