Politica

Costituitevi

pd congresso

Lo definiscono “congresso costituente”, ma rischia d’essere un rito destituente. Più che cominciare da capo, il Partito democratico dovrebbe costituirsi, nel senso di consegnarsi, alla politica. Definirsi “socialisti” oggi è come muoversi con una settantina d’anni di ritardo. Il contenitore che abitano, la linea politica che hanno adottato, non discende da “Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer”, come ulularono nei cortei, ma da Berlusconi. Basta con la straziante seduta d’autocoscienza.

Se il governo prende una cantonata sul tema dell’immigrazione, l’opposizione non si limita a dire che i francesi hanno ragione (oppure a dire che hanno torto, così volendo dimostrare d’essere patriottici sul terreno sbagliato), perché in quel modo campa di riflesso e coltiva il peggio con cui ha cercato di celare la bancarotta culturale e politica del secolo scorso, ovvero una inesistente superiorità morale. La partita non si gioca sul terreno dei sentimenti, ma dei rimedi. La scelta politica che spetta alla sinistra è se rivendicare o cancellare l’eredità di Marco Minniti. Nel primo caso potranno dire di avere agito contro i trafficanti e limitato gli sbarchi. Nel secondo mettano Carola Rackete in segreteria, almeno sa navigare e si capisce quel che dice. Poi, però, non si lamentino se i più svantaggiati e i più esposti al disordine pubblico si rivolgono alla destra.

Anziché chiedersi come mai molti lavoratori votano a destra, si chiedano come mai molte delle loro parole d’ordine e tare culturali si trovano in questa destra. Ascoltino il tono con cui la destra pronuncia parole come: multinazionali, finanza speculativa, lobby, mercanti. Troveranno sé stessi da giovani. E anziché provare a ringiovanire riprendendosi gli errori di cui altri si sono appropriati, capiscano dove hanno sbagliato: nel dovere prendere atto della realtà, molto distante da quei loro tic, senza ammettere che erano sbagliati. E si spera la destra non commetta il loro stesso errore, anche se tutto lascia prevedere che lo farà. La speranza di mostrarsi coerenti nell’essere incoerenti porta al solo risultato che non si sa e non si capisce più che stai dicendo.

Sono anni che si beccano l’insulto d’essere diventati il partito delle ZTL, vale a dire dei benestanti acculturati e centrali. Volendo escludere che ci si rivergini promuovendo la miseria zotica e periferica, si riconosca l’errore di avere governato senza affrontare il problema della sicurezza fisica e patrimoniale lontano dalle vie del lusso. Una sinistra che difenda i poveri pratica lo sgombero delle case popolari occupate abusivamente, dato che a prendere quegli appartamenti saranno i poveri aventi diritto, non i ricchi con giardino e portiere.

La piantino con le tribù del sesso, che tanto ne sorgono più di quante provino a rappresentarne. La libertà è individuale e come tale va difesa. Il collettivismo diversamente copulatorio è una fuga nell’irreale.

Non dibattano ancora una volta sulla “strategia delle alleanze”, rimproverandosi di non essersi alleati, per vincere, con quelli che repellono loro. È vero che il vero fondatore della sinistra unita è Berlusconi, al tempo stesso ideatore del giochetto e collante (per negazione) di quello altrui, ma fategli un monumento, se credete, non continuate a prenderlo come vate, magari nella versione De Benedetti. Se non si costituiscono alla politica finiranno con il provare a rifare la prima e duplice coalizione berlusconiana, rappattumando gli opposti.

Per trovare una “identità”, che di suo è la negazione della politica, non devono riappropriarsi delle corbellerie che dicevano in passato. La radicalizzazione premia gli avversari. Fare politica non significa convocare immeritevoli convegni sul merito, ma uscire dall’egualitarismo dell’ignoranza. Si devono avere idee complesse ed esprimerle in modo semplice, mentre la sinistra ha idee semplici che esprime in modo complesso.

Per il bene di tutti, non fatevi un congresso addosso.

Davide Giacalone, La Ragione 25 novembre 2022

www.laragione.eu

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