Politica

Costituzione da leggere

Un certo numero di magistrati ha ritenuto, in segno di protesta, di presentarsi all’inaugurazione dell’anno giudiziario con la Costituzione sotto il braccio. Anzi, per la precisione, sventolando delle copie stampate a caratteri cubitali.

E’ un peccato che abbiano perso l’occasione di leggerne il contenuto. Già, perché più si sente parlare certi presunti giuristi, più si ha la sensazione che quel testo sia rimasto intonso.

Dicono: tutti hanno diritto di manifestare e far valere le proprie opinioni, ed i magistrati come gli altri cittadini. Non è vero, la Costituzione dice il contrario.

L’articolo 49 recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. E, per l’Assemblea Costituente, l’associarsi in partiti è l’unica forma esistente d’organizzazione tesa a far valere le diverse opinioni. Attenzione: l’articolo 98, al terzo comma, afferma: “Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d’iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all’estero”. Questa norma costituzionale è rimasta inapplicata, se non per quel che riguarda i funzionari ed agenti di polizia. Ciò non di meno la prescrizione è chiarissima, ragionevole e significativa.

E’ evidente che in democrazia deve garantirsi la libera espressione delle opinioni, e l’organizzazione di partiti politici che sappiano farle valere, ma è non meno evidente che la democrazia stessa impone delle limitazioni, che l’articolo 98 individua una ad una.

L’Italia non può essere rappresentata, che so io, all’ONU, da un diplomatico che sostenga l’irrilevanza, o magari la nocività di quell’organizzazione. O fa il diplomatico, e rappresenta le posizioni ufficiali del suo Paese, o, come rimane suo diritto, si dimette ed avvia la sua brava battaglia ideale. L’esercito non può essere comandato da un militare che sostenga la necessità dell’immediato disarmo unilaterale: o fa il militare, o sostiene tesi antimilitariste. La Polizia non può avere poliziotti che sostengano che il capo della Polizia sta sbagliando tutto. E lo stesso vale per i magistrati: un magistrato schierato è, per ciò stesso, un magistrato non imparziale. Un magistrato che sostiene che le leggi sono sbagliate, come può poi essere credibile nell’applicarle? Uno secondo il quale la separazione delle carriere sarebbe un regalo a certe forme di delinquenza non può poi essere sereno con me, che sostengo la necessità di separare le carriere. Quindi non può giudicarmi, in generale non può occuparsi di me (neanche come pubblico ministero).

Proprio per evitare che si cada in questi paradossi, il costituente aveva indicato le quattro categorie di servitori dello Stato che avrebbero dovuto veder limitato il proprio diritto a manifestare opinioni ed a farle valere utilizzando organizzazioni specifiche. Tutti gli altri diritti politici, e ci mancherebbe, restano impregiudicati, ma o si fa i propagandisti, o si appartiene ad una di quelle quattro categorie.

Fra manifesti, comunicati, libri, articoli di giornale, interviste, comparsate televisive e ritratti equestri, invece, l’Italia è un pullulare di magistrati che esprimono opinioni su ogni cosa, spessissimo criticando, quando non attaccando a testa bassa le leggi. Ecco, prima ancora di stabilire se ciascuna di queste opinioni sia condivisibile o meno, sarà bene ricordare che, comunque, sono fuori dal rispetto della Costituzione.

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