Politica

Costituzione, toccata o taroccata

Non perdetevi la scena, che racconta quasi tutto dell’Italia politica. A proclamare immodificabile la Costituzione c’è un interessante fronte. In testa la sinistra, un tempo comunista o parrocchiana, che l’ha già cambiata quindici volte, talora impipandosene del dialogo parlamentare e solo per fregare gli avversari (come quando impose il nuovo titolo quinto, per compiacere i leghisti, do you remember, Uolter?). C’è la citata Lega, che debuttò separazionista e continua a chiedere lo Stato federale, quindi vagamente incompatibile con la vigente Costituzione. C’è Fini, che s’è scoperto figura istituzionale, dimentico di quando la Carta veniva agitata, nella sua dodicesima norma transitoria e finale, per chiedere lo scioglimento del suo partito, nonché avendo obliato la passata convinzione presidenzialista, anche questa inconciliabile con il dettato presente.
Berlusconi vorrebbe cambiare la Costituzione, nella prima come nella seconda parte. Lo scontro con il Quirinale c’è stato, e ne è prova l’incredibile ed illegittima lettera partita dal colle più alto. Oggi, però, Berlusconi nega l’una e l’altra cosa, perché questa è la regola della seconda Repubblica: chi vince non governa.
La nostra Costituzione presuppone il proporzionale, superato quello si doveva cambiarla. Dal ’94 facciamo finta di avere il maggioritario e di eleggere il presidente del consiglio, essendo tarocche entrambe le cose. Gli elettori si sono adeguati al falso, ma per praticarlo è necessario che si presentino schieramenti contrapposti, per ottenere i quali si coalizzano i diversi fra loro, forti solo della maggior diversità dagli altri. Berlusconiani contro antiberlusconiani, con destra e sinistra da tutte e due le parti. Uno dei due vince (quello che ha sommato più roba e non ha appena governato), ma la politica, sfrattata dal Parlamento, gli si ripresenta dentro il governo.
Questo produce guasti civili non meno che economici. E’ necessario mettere mano alla Costituzione, perché la distanza fra forma e sostanza è letale. Ma la levatura, assai scarsa, di molti protagonisti ha trascinato quel testo nel cortile delle comari, mettendo fuori gioco e fuori tema i riformatori veri. La parola va agli Oscav che parlano davanti alle bandiere di Di Pietro. Il mio penetrante pensiero va all’asta che le regge.

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