Politica

Crauti e vongole

Guardi la Germania e capisci meglio l’Italia. Da noi si dice della loro stabilità e organizzazione, magari traendone anche qualche considerazione non troppo rassicurante. Siamo i primi, parlando di noi stessi, a pigiare il piede sull’acceleratore dei luoghi comuni. Il fatto è che sono, in gran parte, anche delle fesserie.

Quante volte si è ripetuto, negli ultimi decenni, che il sistema elettorale proporzionale è un volano d’instabilità, mentre i sistemi maggioritari, meglio se con (orridi) premi di maggioranza, favoriscono la stabilità? Ebbene: il sistema istituzionale più stabile e il governo più forte d’Europa nascono dal proporzionale.

Quante volte s’è detto che è diritto degli elettori votare il capo del governo e non lasciare che in quel posto arrivi chi non è stato colà eletto? Il capo di governo più forte, in Europa, quello tedesco, non è eletto dal popolo e può essere sostituito nel corso della legislatura (come accadde).

E la favola bella dei sistemi che consentono di governare a un partito solo, in modo da evitare l’eterogeneità delle coalizioni? La visione paradisiaca della sera elettorale, quando subito si conosce il vincitore? In Germania governano le coalizioni, contano i partiti e l’ultima volta ci hanno messo più di un mese, dopo la sera elettorale, per far nascere il governo. La vincitrice non aveva vinto abbastanza.

Viene da chiedersi: dov’è il trucco? La serietà dei protagonisti. Il che serva di lezione a chi, a ogni crisi e difficoltà politica, propone di cambiare la Costituzione: nessuna regola del gioco potrà mai funzionare, se i giocatori sono praticoni scorretti e incoerenti. Da loro un cambio di casacca, effettuato da uno degli eletti, è considerato fatto epocale, da noi abituale (in questa seconda Repubblica, perché un tempo era diverso). Se chi lo fa non è in grado di spiegarne tutte le motivazioni, sarà additato alla pubblica esecrazione. Gli elettori non lo voteranno in quanto furbacchione, ma lo puniranno da lestofante. Da loro le coalizioni si formano su patti chiari, che ciascuno s’impegna a rispettare. Non su accordi provvisori, in attesa che il primo della fila si giri e lo si possa accoltellare. Da loro chi governa, come in tutte le democrazie, tiene conto degli umori dell’opinione pubblica, calibrando le scelte che compie e, se del caso (come di recente avvenuto), correggendole. Da noi si crede sia politico di razza chi corre appresso agli umori popolari e sa cavalcarli. Loro hanno avuto capi del governo eletti che hanno perseguito politiche giuste, benché impopolari, mettendo nel conto le sconfitte elettorali. Da noi abbiamo avuto governanti non eletti, mai misuratisi con le urne, che una volta insediati cominciano a pensare come potere agguantare un plebiscito.

Loro, nella Costituzione adottata dopo la seconda guerra mondiale (come la nostra), hanno inserito un codicillo decisivo: per fare cadere un governo devi averne un altro pronto e con la fiducia votata. Noi abbiamo vissuto mesi di “crisi al buio”, ci sono supposti capi politici che prima fanno cadere i governi per poi avvertire dei gravissimi pericoli che questo comporta, se non si provvede subito a sostenerli nel nuovo governo. Poi si promuovono commissioni bicamerali e convocano saggi, per cercare di tenere insieme cocci che manco collimano.

Sembra che qualche cosa c’impedisca di cogliere un punto elementare: per avere una politica apprezzabile, come quella tedesca, ci basterebbe essere persone serie. Non solo i politici, anche gli elettori. Per il resto saremmo anche più forti, dei tedeschi.

Invece preferiamo frignare, novelli Calimero autocommiseranti. Ah, l’Europa tedescocentrica! Peccato che nella più importante decisione presa, quella che oggi dispiega i maggiori effetti sui nostri conti, ovvero la politica monetaria della Banca centrale europea, la Germania non sia solo contraria, ma è anche finita in minoranza. Abbiamo governanti che avvertono i mercati: se perdo il referendum l’Italia collassa. Così quelli, i mercati, si preparano al collasso. Mentre loro, i tedeschi, pagano meno interessi di noi dipingendosi creditori affidabilissimi e stabili. Peccato che noi si sia pagati sempre tutti i nostri debiti, mentre loro no. E’ che in quanto a spread della serietà siamo campioni.

 

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