Guardiamo l’inesistente P4 con un po’ di distacco clinico. Accantoniamo le tifoserie. Un attimo di silenzio per osservare la crudezza del male italiano. Nella sua interezza. Dell’infezione sul lato giudiziario si è qui detto. E’ una cancrena. Se ne sente il dolore e la puzza, ma in troppi fanno finta di niente. Giornali che si danno arie pensose pubblicano il pattume come se fosse normale disporne. Tanto più si crede nella giustizia, tanto più si ha fiducia nei magistrati, tanto meno se ne dovrebbe tollerare lo scempio e il disonore.
Poi c’è il mondo politico. Mi sono sempre imposto di non leggere le intercettazioni, per non lasciarmi corrompere da questo modo corrotto d’assassinare la giustizia, ma non posso essere ipocrita al punto di non vedere quel che tutti pubblicano. La politica sembra piena di deficienti, ove quello che legge i giornali è il più informato e raziocinante. L’ambientazione umana è indicibilmente minuscola. Non mi colpiscono le trame e le faide, perché (anche) con quelle ci abbiamo fatto il Rinascimento. Colpisce la miseria dei temi e delle argomentazioni.
Infine c’è il mondo economico, nel quale si trova la più convincente spiegazione di quel che succede: la mano pubblica continua a intermediare troppa ricchezza, il che distorce sia la politica che il mercato. Togliete l’ossigeno di quel denaro, restituite i polmoni al mercato e vedrete che di tanto catarro riusciremo a liberarci. La commedia attualmente in scena è la più convincente dimostrazione che si deve tagliare la spesa e privatizzare, non tassare ulteriormente.
Il punto è: da che parte si comincia? Da tutte. La malattia è andata troppo avanti, non abbiamo solo un problema di deviazionismo giudiziario, o solo di dequalificazione politica, o di boiardismo senza strategie. Li abbiamo tutti. La cosa sembrerebbe senza speranze, se non fosse che l’Italia è migliore: ci sono magistrati seri e cultori del diritto che non si prostituiscono per un seggiucolo o una nomina, ci sono militanti sinceri che credono nella politica e si battono per delle idee, come ci sono imprese che fanno faville e creano ricchezza. Questa Italia è rimasta ostaggio di un passato non digerito e di tifoserie dissennate. Va liberata.
Il punto di forza, oggi, è l’estrema debolezza dei poteri che si reggono a vicenda. E’ debole un giustizialismo che riesce a partorire una maxi buffonata come questa, ed è debole una politica considerata moribonda dagli stessi che la abitano (a destra come a sinistra, ove ciascuno vive per negare l’altro, senza una sola idea per il futuro). Queste debolezze possono stringersi l’una all’altra, trovando l’una nell’altra la ragione per perpetuarsi. Ma si può pure sgomberare il ring stipulando un patto fra uomini e idee diverse, con la sola ambizione di non lasciare ai posteri quest’orrida immagine di sé. Lo spazio c’è, le persone anche, occorrono determinazione e lucidità. Sul tema intercettazioni s’è visto uno spiraglio, speriamo che la paura del proprio coraggio non richiuda tutto in fretta, come resta probabile.
L’alternativa è il putrefarsi progressivo in un brodo nel quale le inchieste e le intercettazioni non producono giustizia, ma sono in grado di distruggere persone, partiti, amicizie, relazioni di ogni tipo, esponendo ciascuno al timore che le proprie parole riservate e libere siano un giorno pubbliche e prigioniere (neanche Orwell aveva immaginato nulla di simile), così come leggi e decreti non producono legislazione, ma il raspare affannoso di chi non smette di scivolare. A rimestare la broda puteolente si può pure credere sia un mestolo occulto e misterioso, invece è il mesto e scomposto agitarsi senza costrutto.