Politica

David tradito

Questa non è una recensione, è solo l’invito alla lettura de “L’abbandono”, il libro che Fiamma Nirenstein dedica all’atteggiamento dell’Occidente nei confronti d’Israele e degli ebrei.

Leggetelo, perché nessuno è mai veramente libero dai pregiudizi, nessuno riesce a pensare Israele senza anteporre la passione alla ragione.

Non ci riesce neanche l’autrice, che con inconsueti coraggio ed onestà ricorda i suoi stessi errori di ebrea che, parteggiando per la sinistra italiana, fu chiamata a firmare appelli di dissociazione dalle scelte del governo israeliano. Oggi se ne pente (e noi ricordiamo quell’appello, ricordiamo il male che ci fece, ricordiamo la rabbia che ci provocò tanta assenza di ragione), ma non è il pentimento ad essere interessante, è la cruda analisi, l’autovivisezione che spinge a sviscerare le ragioni di quell’errore. Leggetelo, perché la storia scorre ancora sotto i nostri occhi, talora incapaci di comprenderla.

Quando, dopo gli attacchi terroristici di marca islamica che hanno colpito gli Stati Uniti e sconvolto il mondo, abbiamo sentito dire dal Presidente degli USA, e ripetere dai leaders politici d’Europa, che era giunto il momento di far nascere uno Stato palestinese, un brivido freddo e mortale c’è corso lungo la schiena. Siamo, dunque, contrari alla nascita dello Stato palestinese? No, all’opposto, siamo favorevoli, ma è agghiacciante che sia stato detto così a sproposito, e nel mentre riprendeva forza la teoria del non diritto all’esistenza d’Israele.

La storia, ah, se non si dimenticasse la storia! Israele nasce all’indomani della seconda guerra mondiale, con una risoluzione a maggioranza assoluta delle Nazioni Unite, nel mentre le persecuzioni antiebraiche lasciano le orrende tracce dello sterminio nazista e fascista, nel mentre altre persecuzioni antiebraiche sono ancora in corso. Israele viene accolta dal non riconoscimento arabo, così come dal non riconoscimento cattolico. Il mondo arabo se ne frega dei palestinesi, che in quel momento si sarebbero trovati a potere disporre di tutti i territori che oggi rivendicano, ma negano il diritto all’esistenza d’Israele. Una negazione che diventa guerra. Guerra d’eserciti e guerra terroristica. Prosecuzione di sterminio.

Israele occupa territori, esterni a quelli che l’ONU ha assegnato, nel corso di guerre difensive. Come si fa a dimenticarlo? Ed Israele è pronta a restituire i territori occupati in cambio di sicurezza dei confini, così come è avvenuto nel caso della pace con l’Egitto. Così come sarebbe avvenuto anche con Arafat, se solo quest’uomo, che fu comandante di terroristi, non rifiutasse l’offerta di Camp David. La storia del conflitto fra israeliani e palestinesi sarebbe già finita se solo Arafat si fosse potuto permettere di firmare quell’accordo, ma non lo fece, e non lo fece perché se lo avesse fatto avrebbe perso la leadership cedendola a gruppi estremistici e terroristici. Già, perché è vero che l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina non ha più nella sua carta fondamentale, come un tempo non lontano, l’impegno all’eliminazione fisica dello Stato d’Israele, ma è non meno vero che forti e ramificate organizzazioni palestinesi non hanno affatto rinunciato a quell’impegno.

Certo, so benissimo che estremismo porta estremismo, so benissimo che il fallimento di Camp David pose le premesse per la vittoria elettorale di Ariel Sharon, ma so anche che quest’ultimo è stato un militare ed un combattente al pari di Yitzhak Rabin. Far credere che i problemi, oggi, derivino dalla passione guerrafondaia di Sharon è disinformatia allo stato puro. In quell’area il problema è sempre lo stesso: Israele può cedere territori occupati solo in cambio di sicurezza, è può convenire con la nascita di uno Stato palestinese, così come convenne nel corso delle trattative, solo a patto che questo non divenga la base operativa d’attacchi militari che neghino l’esistenza stessa d’Israele. Nessuno Stato al mondo accetterebbe nulla di meno, perché mai, allora, si dovrebbe chiederlo ad Israele?

Se queste condizioni non si realizzano, non si arriva alla pace. Se si vuol fermare lo sterminio in assenza di queste condizioni, allora s’interponga, fra israeliani e palestinesi, una forza internazionale. Si è disposti a farlo? Lo si faccia, ma si metta nel conto che il terrorismo fondamentalista lo s’importa nei paesi partecipanti alla forza di pace. L’esatto contrario di quel che il Presidente Usa ed i leaders europei desideravano, quel giorno in cui fecero appello ad una viltà assai scarsamente realistica.

Si accusano gli Israeliani di agitare la bandiera del pregiudizio antisemita del tutto a sproposito, quasi come un ricatto morale. Già, ma come giudicate i fatti che avete sotto al naso? Gli uomini dell’Intifada vengono costantemente descritti e ritratti come giovani che affrontano a mani nude, con fionde e sassi, la potenza tecnologica dell’esercito israeliano. Non è così? E questo stereotipo non vacilla neanche di fronte al sequestro di un’intera nave carica d’armi potenti e sofisticate che viaggiavano alla volta di Arafat. Io non sono ebreo, ma i pregiudizi li so riconoscere, e questo è un pregiudizio.

Il popolo palestinese ha diritto all’autodeterminazione ed ha diritto ad uno Stato, ma non lo otterrà mai se continuerà a chiamare martiri i pazzi terroristi che si fanno esplodere nelle discoteche. Chi paragona quei pazzi a Pietro Micca od ai fratelli Bandiera, non sa di cosa parla. Ed i piloti degli aerei che vanno contro le torri gemelle chi sono, Anita e Garibaldi?

Gli arabi se ne fregano dei palestinesi e primo fra tutti se ne frega Bin Laden. Come scrive Nirenstein, gli estremisti, i fondamentalisti non odiano gli Stati Uniti perché proteggono Israele, odiano Israele perché lo considerano un avamposto degli Stati Uniti. Noi lo consideriamo un avamposto della libertà e della democrazia, l’unica democrazia di quella regione. Per questo esistono movimenti di dissenso, all’interno d’Israele, per questo la gente può marciare contro la politica di Sharon. C’è qualcuno che ha notizia di manifestazioni siriane contro il governo siriano? Ve ne sono in Arabia Saudita? Errori ne commette, Israele, eccome se ne commette. Ma la stella di David rimane nel firmamento della civiltà, della libertà e della democrazia.

Condividi questo articolo