Politica

Decreto e terrorismo

In coda ad una legislatura agli sgoccioli manca il numero legale, alla Camera dei Deputati, e non si converte il decreto legge destinato a intensificare la lotta al terrorismo.

Gran lutto ne deriva, sulle pagine dei giornali e nelle lacrime dei commentatori: ma come, possibile che non si trovi unità su un tema di così generale interesse? Lutto fuor di luogo. Intanto la Camera non si è (purtroppo) divisa sul merito del decreto, ma, più semplicemente era deserta l’Aula. Quindi, inutile scomodare un gran dibattito sul terrorismo, semmai ci si dovrebbe concentrare sull’organizzazione dei lavori parlamentari nel corso di una campagna elettorale.

Detto ciò, il succo del decreto è l’allungamento dei termini per le indagini preliminari, che passerebbero da 18 a 24 mesi. Non vedo perché non si debba e non si possa dire che un tale provvedimento è da giudicarsi negativamente. La giustizia italiana soffre di lentezza e lungaggini, i provvedimenti da prendersi dovrebbero andare nel senso dello sveltimento, non dell’allungamento.

Ma, si dirà, esistono indagini complesse, che richiedono molto tempo. E quanto, sei mesi? Prendiamo per esempio l’omicidio D’Antona. Le indagini sono coperte dal segreto ed è bene che non trapelino notizie. Si ha l’impressione, però, che le notizie non trapelino a causa della loro inesistenza. A che punto si è nell’individuazione di chi ha sparato? A che punto nell’individuare gli infiltrati nel sindacato che diedero l’indicazione di colpire quel bersaglio? E se si è ad un punto morto, cosa fa supporre che in sei mesi, in quei sei mesi in più che verrebbero concessi dal decreto, si potrà giungere a qualche cosa? Nulla, assolutamente nulla.

Al contrario, invece, come insegna la costante esperienza delle indagini penali, gli uffici della procura, con la scusa delle indagini complicate, tendono ad utilizzare sempre tutti i più larghi termini. Se quel decreto fosse convertito, quindi, equivarrebbe a considerare le indagini preliminari, in Italia, sempre di due anni, 24 mesi. E due anni sono la metà di quel che è considerato il limite massimo per la ragionevole durata di un procedimento. Due anni per le indagini, dunque, e due per i tre gradi di giudizio. E chi ci crede? Chi lo ritiene possibile? Nessuno.

Pertanto, ci scuserete, ma per la mancata conversione del decreto noi non vestiremo a lutto. E la volontà di battere il terrorismo non c’entra un fico secco.

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