Per chi non l’avesse capito, al presidente della Repubblica gliene importa poco e niente sia dello stato sociale che dell’avvenire dei giovani. Quella che, dalla Germania, ha aperto, è solo e soltanto una battaglia di potere.
Che la spesa per lo stato sociale, e, in particolare, la spesa per il sistema pensionistico, sia un problema serio, ed un problema comune a molti paesi occidentali (ne ha scritto assai bene Lester C. Thurow nel suo libro sul futuro del capitalismo) è cosa nota. E nota da tempo.
Era nota, tanto per fare un esempio, anche quando un governo della Repubblica si apprestava ad affrontare la spinosa riforma delle pensioni, ed il presidente Scalfaro lo invitava, invece, ad ascoltare le voci della protesta, a non chiudersi al confronto, il che valeva a dire a non fare nessuna riforma che non avesse il preventivo accordo dei sindacati e dell’opposizione. Ovvero l’esatto contrario di quel che oggi, dal suolo germanico, il medesimo Scalfaro sostiene. Forse, a quell’epoca, non si era ancora accorto dell’esistenza dei giovani.
Oggi Scalfaro si muove e parla per rendere nota la sua disponibilità a porre fine al governo attuale, frutto del non dimenticato accordo fra le forze dell’Ulivo e quelle di Rifondazione comunista. E’, diciamo così, il malizioso regalo di compleanno, che Scalfaro consegna a Prodi. Egli spera che la crisi, evitata sulle vicende albanesi, giunga a maturazione sulle questioni finanziarie. Ma Scalfaro si spinge oltre : il retorico richiamo all’esigenza di fare, e di fare in fretta (che, prima, era un altrettanto retorico richiamo a non fare, e non fare mai), significa : fate pure la crisi, tanto dopo si potrà fare un nuovo governo, un governo dell’Ulivo, si intende, ma che non dipenda dai voti di Rifondazione. Inutile girarci attorno, dato che l’aritmetica non si piega ai sermoni, questa è l’idea del governo di minoranza.
Scalfaro la sollecita nella convinzione che un tale governo renderebbe possibile l’approvazione di una finanziaria un tantinello meno indecente, così come darebbe apparente respiro ai lavori della Bicamerale. Di fatto, però, tali lavori, pur concludendosi, non troverebbero l’ambiente giusto per propiziarne un positivo passaggio parlamentare. I lavori si concludono, quindi, ma le riforme non si fanno. Salvo una, forse : la riforma del sistema elettorale.
E la riforma del sistema elettorale sarebbe, fra l’altro, l’unica cosa che il PDS di D’Alema potrà incassare dalla sconfessione scalfariana. Morale : il Quirinale, che si mostrava tanto torvamente contrario alle elezioni anticipate, le sta preparando. E tutto questo ad un solo scopo : avere ancora un ruolo, e con quello impostare la campagna di permanenza quirinalizia, magari anche per un periodo limitato, ovvero quello necessario, al nuovo Parlamento, per varare le riforme mancate da quello attuale.
Come dicevamo, quindi, i giovani ed i vecchi, l’Europa e l’avvenire, lo stato sociale e gli aiuti ai bisognosi, la solidarietà ed il soccorso fra i popoli, non c’entrano un fico secco. E’ tutta broda, che rende ancora meno attraente la sbobba.