Politica

Deragliamento quirinalizio

A una settimana da quella del Pd, oggi si raduna la piazza del Pdl. Perché, cosa vogliono, a parte il misurare la forza e contare i partecipanti? La piazza dell’opposizione si raduna per contestare e chiedere più consensi. Quella della maggioranza ha un senso, a parte le ovvie finalità elettorali, se saprà chiedere di far uscire il governo dalla tutela che subisce. L’esecutivo oggi è dimezzato: dai contrasti interni, anche, ma, prima di tutto, dal continuo, talora pazzotico assalto delle procure, in barba a tutte le leggi, e dal ruolo della Presidenza della Repubblica, che è uscito dai binari costituzionali. Se non si avrà il coraggio e la forza di affrontare questo tema, la seconda parte della legislatura diventerà un susseguirsi d’ansimi e brontolii.

Il governo italiano ha una sovranità politica limitata, non perché arginato dal Parlamento, come capita in altre democrazie, ma perché vive aggredito e sotto la tutela di un potere non eletto dal popolo, come non accade neanche nelle monarchie costituzionali. Si è determinato un equilibrio squilibrato, talché un’istituzione di garanzia e unità, la Presidenza della Repubblica, s’è intestato il compito di difendere lo Stato dai risultati elettorali. Si finge che sia la difesa dell’impalcatura costituzionale, ma, in realtà, la si distorce, per potere esercitare quel ruolo.

Il tema che sollevo è delicato, perché coinvolge il Quirinale, ma non nuovo, perché ci siamo ripetutamente impegnati nella riflessione sul disfacimento istituzionale. E’ un tema solitamente taciuto, o nascosto. Come capita in questi giorni: Giorgio Napolitano si trova in Siria, dove ha commesso un duplice e grave strappo costituzionale, e, pur di non parlarne, la cosa sparisce dalle prime pagine. Una visita di Stato diventa quasi una gita fuori porta, usando l’omissione per alimentare il servo encomio di tanti giornali. Invece si deve parlare, perché l’ipocrisia e la viltà nuocciono gravemente alla salute della Repubblica.

Scrivo con prudenza e passione istituzionale, ma cerco di farlo in modo chiaro. Quando la piazza si tinse di viola, e qualche militante costituzionalmente ignorante rimproverò a Napolitano la firma in calce al decreto legge in materia elettorale, capitò che dei commentatori vicini alle posizioni del governo abbiano utilizzato quella firma come uno scudo. Manifestai il mio dissenso. Ma non tacqui il resto: il Quirinale aveva sbagliato nel diffondere la notizia di aver contrattato il contenuto del decreto, e il Presidente aveva sbagliato nel difenderlo in prima persona. L’articolo 87 della Costituzione stabilisce, con tassativa chiarezza, quali sono i doveri e le prerogative del Capo dello Stato, e quella roba non c’è.

Chi la Costituzione non la legge, o chi, dopo averla letta, non ne è soddisfatto, tende a far valere l’idea che esista una Costituzione materiale, cui attenersi. In quel caso, la Carta potrebbe pure essere bruciata. In queste settimane, ne abbiamo avuto largo esempio. Quanti sono quelli che hanno scritto, a vanvera, sulla saggezza con cui Napolitano amministra la firma per limitare gli istinti belluini del governo? Ma lo hanno mai letto l’articolo 89? Sono gli atti del Presidente della Repubblica a non essere mai validi, senza la firma del governo, non il contrario. Il che è ovvio, perché ha a che vedere con il principio di sovranità.

In Siria, si è andati oltre. La Siria non è una democrazia. Lo è il Libano, dove i siriani fanno fuori gli eletti che non si genuflettono alla loro influenza. Lo è Israele, di cui la Siria non riconosce il diritto all’esistenza. Napolitano è andato in Siria, ha fraternizzato con Bashar Al Assad (che ha ereditato il potere dal padre), e ha attaccato Israele. Scena orrida, considerato che i siriani sostengono le organizzazioni fondamentaliste e terroriste che continuamente attaccano gli israeliani. Di questo Napolitano non ha parlato, ma ha chiesto a Israele di restituire alla Siria le alture del Golan.

Quella zona si trova sotto il controllo israeliano da dopo la guerra dei sei giorni (1967), quando, espulso il contingente militare di pace, che s’interponeva sotto le bandiere dell’Onu, Egitto, Giordania e Siria mossero guerra a Israele. Per cancellarlo, come ancora oggi reclamano gli iraniani, sodali dei siriani di cui il nostro Presidente era ospite. L’esercito israeliano li bruciò sul tempo, conquistando il Golan e il Sinai. Ebbene, da tempo Israele è in pace con la Giordania, che ha riconosciuto il suo diritto all’esistenza. Ha restituito il Sinai all’Egitto, in cambio della pace. Non ha restituito il Golan alla Siria, perché la Siria non ha offerto la pace, ma la guerra. Ha detto Napolitano che non solo deve restituire i territori, ma Israele deve accettare la soluzione del problema palestinese, favorendo la creazione di due stati per due popoli. Ha sbagliato interlocutore, avrebbe dovuto rivolgersi al siriano che gli sedeva accanto, e suggerirgli di smetterla di finanziare e armare Hamas, nemica dei palestinesi che vogliono la pace. La questione palestinese non s’è mai risolta non a causa d’Israele, ma per meglio ricattare Israele. I responsabili erano seduti al suo tavolo.

La bandiera con la stella di David è un simbolo di libertà, ed è la dimostrazione che le democrazie possono essere forti, anche in condizioni estreme. Il mio Presidente della Repubblica è andato a mettere la sua parola al servizio degli interessi ostili a quella democrazia, mentre il mio governo s’era recato in Israele, per condannarne i nemici, sicché domando: in quale articolo della Costituzione gli si attribuisce quel potere? A chi ne risponde, visto che Egli è costituzionalmente irresponsabile?

Giorgio Napolitano è un uomo coerente, perché la teoria da lui esposta a Damasco è sempre stata quella del Partito Comunista Italiano, di cui Egli è stato dirigente, fin quando non lo hanno sciolto, e di cui ha guidato, fra le altre cose, anche la politica estera. Sono ammirevoli, le persone coerenti, ma guai a volere portare la battaglia politica (sconfitta dalla storia) nei luoghi istituzionalmente non preposti. E non lo è la Presidenza della Repubblica. La quale, naturalmente, conserva i poteri che la Costituzione le assegna, che sono molti e rilevanti. Solo che, combinando quei poteri con l’intestazione di un ruolo improprio, ne viene fuori una miscela pericolosa. Gli altri tacciono, per opportunismo, io non rinuncio a segnalarlo, per ragionata opportunità.

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