Ha ragione Giulio Tremonti: dieci mesi di antipolitica (dopo un lungo non governo, aggiungo) non possiamo permetterceli. Si deve fare subito la riforma elettorale? Si dovrebbe, ma non lo si farà, Prodi resisterà per evitarlo. A sinistra, non possono scaricarlo e, al tempo stesso, smarcarsi dagli estremismi.
In queste condizioni o si fa una pessima riforma, ricadendo nei veti incrociati che diedero vita all’attuale sistema, o si prende il coraggio a due mani e si da vita ad un governo fuori dal bipolarismo. Dato che non lo vuole (quasi) nessuno, non vale la pena neanche parlarne.
Questo significa che voteremo per i referendum? No. O interviene la Corte Costituzionale, che con scelta politica affonda quei quesiti, oppure al posto dei referendum si tengono le elezioni. La prima ipotesi aggraverebbe le nostre malattie istituzionali. L’angoscia di Tremonti è fondata, ma deve essere proiettata sul dopo, perché i problemi saranno ancora irrisolti, toccando ai vincitori d’impostare la legislatura con meno arroganza ed incoscienza dimostrate da Prodi. Fin da ora conviene rivolgere l’attenzione non tanto ai pruriti centristi degli estremisti non ideologici, ma alla consapevolezza, espressa da Rutelli e Veltroni, che con le coalizioni cementate dal “contro” si può anche vincere, ma non governare. Se quelle parole fossero politica il governo sarebbe già caduto, ma almeno mostrano che il malato è consapevole del male. E non è l’unico infettato. I vincitori di domani, chiunque siano, abbiano la forza di ripartire da qui, anziché ricaderci quand’è troppo tardi.
Il tema va posto subito, e qui lo abbiamo sempre fatto, perché non possiamo neanche permetterci un’altra legislatura sparata a vuoto, a parlare di lavavetri mentre l’economia cresce sotto la media europea, che è già bassa rispetto ai mercati più dinamici, a menarla sulle tasse senza avere il coraggio di affrontare la spesa ed il debito. Forse pochi mi hanno seguito fin qui, giacché questi sembrano temi astrusi e lontani dalla quotidianità, roba per perditempo della politica. I protagonisti di quella, del resto, sembrano fatti apposta per meritarsi disinteresse ed estraneità. Antipolitica. Ma, sebbene non sia usuale intrattenersi sul miocardio, a trascurarne i sussulti si finisce morti, magari mentre si corre altrove.