Politica

Dieudonné ripugnante e parlante

L’autolesionismo occidentale è fenomenale. Siamo e restiamo un sistema superiore, dotato di laicità dello Stato, libertà e diritto, talché non c’è barbarie fondamentalista che possa batterci. Epperò abbiamo anche una certa vocazione all’autolesionismo. Ditemi: come si può tenere assieme il grido collettivo e globale del “je suis Charlie” e poi arrestare Dieudonné M’Bala M’Bala, per apologia del terrorismo? Il soggetto in questione è ripugnante, antisemita e negazionista dell’Olocausto. Ma ciò che importa non è il giudizio su di lui, bensì l’idea che abbiamo di noi stessi.

Ho provato a dire che la superiorità del nostro mondo non sta tanto e solo nel fatto che ciascuna opinione possa liberamente esprimersi, ma anche essere liberamente criticata. Che si è pronti a morire per difendere il diritto di Charlie Hebdo, ma non a seppellire il dissenso da quel loro modo di affrontare il tema dei diritti e dei conflitti religiosi. La Francia (ma anche il resto d’Europa) è attraversata da correnti inquietanti di antisemitismo, sicché ridere si può ridere di tutto, ma ci sono cose che non fanno ridere manco per niente. E se contribuiscono a depotenziare la sensibilità, bisogna opporvisi. Il secondo pilastro della nostra superiorità è che se ti senti offeso o diffamato non ti armi, ma vai in procura. Dove le cose possono anche funzionare male (e da noi malissimo), ma sempre meglio che con la vendetta fai da te.

Cosa ha portato all’arresto di Dieudonné (diodato)? Prima partecipa alla grande marcia di “je suis Charlie”, poi torna a casa e scrive in un social network di essere “Charlie Coulibaly”. Essendo Coulibaly uno dei terroristi islamici, scatta l’accusa di apologia. Ma l’errore è stato commesso prima: se siamo tutti Charlie, poi siamo tutti lo Stato, poi siamo tutti Tizio e tutti Caio, alla fine non siamo un bel niente. E se non siamo un bel niente, come nel più ipnotico degli scenari nichilisti, tutto è possibile. Invece no: noi siamo “solo” il mondo meraviglioso in cui ciascuno può essere sé senza per questo avere alcun diritto di negare il diverso da sé. Imperfetto, claudicante, brancolante quanto vi pare, ma pur sempre il migliore dei mondi possibili. Per non assestargli una legnata sulle ginocchia, però, si stia attenti a non perseguire i reati d’opinione a seconda delle mode. Sarebbe la negazione di sé stessi.

E si stia attenti a non piluccare le scritture che per molti sono sacre, cercando perle d’aggressività mortifera. Perché questa roba si trova in tutte le scritture, comprese quelle che istruiscono il credo ebraico o cristiano. Il punto d’equilibrio è: leggi e recita quel che credi, ma se qualcuno investe soldi nella predicazione della violenza lo arresto e lo butto fuori o in galera; se qualcuno investe nella pratica terroristica lo faccio secco, senza rimpianto alcuno. Conta la lettura fattuale, non la scrittura testuale. Nel mondo d’oggi non ci sono diffusi fremiti assassini della cristianità o dell’ebraismo, mentre ce ne sono fra i mussulmani. E’ un fatto. Ma i principi non vivono solo di contemporaneità, bensì di radicamento nel passato e proiezione nel futuro. Così come, del resto, la politica misura le forze e coglie le convenienze, fra le quali c’è, per noi, il rispetto del fedele che non scambia il proselitismo con la sopraffazione, distinguendolo nettamente dall’altro che innesta un pensiero assoluto (quale è quello religioso) sull’assoluta e cieca imbecillità. Foraggiata da chi va combattuto.

Non andrei certo a una manifestazione per la liberazione di Dieudonné, perché lo schifo ha un limite. Ma è vitale ricordare che lui, Charlie, io stesso, siamo tutti sullo stesso piano, davanti alla legge. La sola che siamo tenuti tutti a rispettare, magari anche volendola cambiare.

Pubblicato da Libero

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