Politica

Difesa di Amato

Durante il dibattito per la fiducia al governo presieduto da Giuliano Amato, nell’Aula del Senato, è intervenuto il senatore Antonio Di Pietro. Egli si è duramente opposto alla nascita del nuovo governo, come è nel suo diritto, ma lo ha fatto utilizzando argomentazioni inaccettabili.

Si è scagliato, in particolare, contro tre persone: il presidente del Consiglio, il ministro delle finanze, Ottaviano Del Turco ed il sottosegretario agli affari esteri, Ugo Intini. Associando i loro nomi ad affari criminali e ad inchieste giudiziarie. Queste tre persone, però, non sono mai state condannate da alcun tribunale, né sono mai state messe sotto inchiesta per i crimini cui Di Pietro si è riferito. L’intervento del senatore, pertanto, è segno di profonda inciviltà politica, di totale sconoscenza della civiltà giuridica e c’induce a manifestare, per questi fatti, la nostra solidarietà a chi ne ha subito la scomposta furia.

Vorremmo, però, che vi fosse onestà intellettuale da tutte le parti. Cosa ne sarebbe di questi tre signori, tre galantuomini (fino a prova, a prova, del contrario), se anziché militare sotto l’ala protettiva della sinistra si fossero trovati a fare i conti con un sistema dell’informazione capace solo di ripetere ed amplificare le accuse loro rivolte? cosa ne sarebbe di loro se anziché deprecare il deprecabile Di Pietro un qualche procuratore avesse colto nelle sue parole la notizia di reato con cui avviare un’inchiesta? chi si sarebbe alzato a difenderli?

Noi, oggi, con serena coscienza, possiamo manifestare la nostra solidarietà. Perché, noi, non abbiamo mai fatto diversamente.

Condividi questo articolo