Osservare il dato rilevante: con continuità territoriale ma anche politica, perché a inutilmente amministrare macerie sono passati la destra, la sinistra, il sopra e il sotto. Circa il trionfo leghista – che effettivamente fu tale nel 2001, quando seppero esercitare egemonia culturale sui mona della sinistra, che li imitarono per batterli e furono battuti – oggi le cose stanno diversamente. Puntare sul differenziato significa avere abbandonato l’idea della Lega potente al Sud. In altre parole: Salvini fa finta di festeggiare, in realtà è la fine di un tentativo nazionale andato male. Posto che l’Italia è già spezzettata, quel disegno aggrava la situazione? Teoricamente no, perché se si fanno rispettare i Lep (ovvero i Livelli essenziali delle prestazioni, cui ciascun cittadino ha diritto a prescindere da dove risiede), le cose potrebbero anche andare meglio.
Ma perché la “e” abbia un senso, perché l’essenziale sia assicurato, occorrono due cose: 1. l’idea di cosa significhi; 2. i soldi per pagare. I secondi non ci sono e di idee ce ne sono talmente tante che è come dire che non ce n’è nessuna. Quindi le bandiere sventolano dopo il primo passaggio, poi risventoleranno dopo il secondo (forse finale), ergo si voterà per le europee e di tutto questo si tornerà a parlare in vista della successiva campagna elettorale. Nel frattempo ci si impegnerà nel varare la riforma istituzionale intitolata al premierato, attualmente sgrammaticata, da imporre in un Paese in cui tutti già pensano esista il o la premier e che, comunque, se un senso glielo si vuole generosamente attribuire sarebbe quello di andare in direzione esattamente opposta al differenziato.
Ma non facciamone un dramma, l’Italia ha sempre l’appiglio del ridicolo e dello scetticismo, che talora fanno miracoli. Basti pensare che gli alfieri del differenziato più differente che ci sia, quelli che prima volevano il separatismo e poi s’acconciarono al federalismo (senza Stato federale), quelli che ora si battono per l’autonomia, poi s’alzano una mattina e, perdindirindina, s’accorgono che alle amministrazioni locali va tolto financo il potere d’imporre un limite di velocità. Ma c’è da capirli: pensavano fosse de sinistra e s’accorsero che l’aveva già fatto la destra, supponevano d’essere autonomisti e si svegliarono maniacalmente centralisti. E ci vuol classe, per tanto differenziale.
Davide Giacalone, La Ragione 24 gennaio 2024