Politica

Diluizione precaria

Far crescere il reddito degli insegnanti al ritmo dei meriti e delle capacità, non solo a quello del trascorrere del tempo, è un passo indispensabile se non ci si vuol rassegnare ad una scuola che sia solo diplomificio e rifugio per quanti cercano solo di accedere al mondo dello stipendio fisso e sicuro. Fra i nostri insegnanti ce ne sono moltissimi che salgono in cattedra con il cuore e con la testa, e vanno premiati, ma ce ne sono anche che vi siedono con interesse esclusivo alla paga.
Modalità e criteri di valutazione, naturalmente, sono da stabilirsi in modo che, come spesso capita, la pratica non tradisca le buone intenzioni. Ma già l’intenzione è qualche cosa, ed in tal senso il governo sta indirizzandosi in modo positivo.
Non altrettanto si può dire dell’idea di risolvere il problema dei “precari”, programmandone il progressivo e inesorabile assorbimento nei ruoli, perché in questo modo si continua a procedere con scarsa attenzione alla qualità e chiudendo le porte della scuola, per molti anni, ai più giovani. L’enorme nodo giunto al pettine s’è intrecciato in un concorso di colpe politiche e amministrative, consistente nel susseguirsi d’incertezze e promesse, al punto che molti di questi insegnanti (che parteciparono ad un concorso, conseguirono l’idoneità, ma non per questo un diritto al posto, che non c’era e non c’è) sono rimasti a languire in una vita indeterminata. Situazione incresciosa, quindi. Ma è un errore considerare il loro problema solo dal punto di vista economico, né la soluzione può consistere nel diluirli nel tempo, perché il primo interesse da tutelare è quello degli studenti. La scuola è un servizio a chi ci studia, non a chi ci lavora.
Puntare tutto sul turn over significa ipotecare, per molto tempo, l’accesso di nuove energie e professionalità. Una sanatoria per chi c’è già e una condanna per chi non ci sarà. Una (non) soluzione che sa di vecchio, già sperimentata in passato e che non ha mai dato risultati positivi.
Proprio qualche giorno fa, commentando i dati Ocse, osservavamo il paradosso: la paga italiana è al di sotto della media, ma il costo salariale di ciascun studente, dalle elementari alle superiori, è più alto. Le cause principali sono due: troppe ore scolastiche, e troppi insegnanti che stanno in classe troppo poco. Valutare la qualità è buona cosa, ma non un rimedio.

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