Politica

Diritti distorti

Sono contro i diritti dei gay, delle donne, dei neri, dei giovani, delle coppie, dei singoli, dei diversi e degli uguali. Sono contro i diritti che pretendono di dividerci in categorie e da quelle far discendere il peso e l’importanza della tutela offerta. Sono contro questi diritti perché i diritti dell’individuo li sovrastano tutti. Lì è il chiodo cui appendere la libertà. Ai legislatori che s’impiccano nel vuoto morale, scambiando per temi “etici” il vano discutere sulle offese a questo o a quello, nonché il lugubre, ma anche ridicolo, supporre che l’uccidere uno valga più o meno che uccidere l’altro, suggerisco la lettura dell’articolo 3 della Costituzione, ove si stabilisce l’eguaglianza di tutti innanzi alla legge, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali. Sicché, a ben vedere, il ricorrente accapigliarsi sull’offrire particolare copertura legislativa a questi o quelle, non è solo inutile, ma anche incostituzionale.

Leggo che, per procedere contro l’omofobia, ci sarebbe un ostacolo cattolico. Io non lo sono e resto contrario a questo tipo di leggi, che considero stupidissime, nonché votate da sciocchi che credono di farsi belli. Per non parlare della Convenzione europea contro il femminicidio (votata all’unanimità!), che comporta lo sterminio del diritto e della civiltà. Ma, mi par di capire, l’ostacolo cattolico consisterebbe nel tentativo di difendere la “famiglia tradizionale”. Se così fosse, si rasserenino: si tratta di una “tradizione” in voga fin dalla notte dei tempi e che non c’è verso alcuno d’estirpare. Semmai sono le chiese ad averne reclamato l’esclusiva amministrazione (in competizione fra di loro), salvo poi accorgersi che la “tradizione” resta uguale sia dentro che fuori dai sacramenti. Specie per i credenti, che delle tradizioni sembrano più insofferenti e indifferenti di tanti altri.

Se dico a uno “lurido barnabita”, commetto il reato d’ingiuria, aggravato dall’identificazione di quel sacerdozio come connotazione negativa. Il tutto a legislazione vigente, senza alcun bisogno di varare norme contro la barnabitofobia, per non dire del barnabiticidio. Anche il settore della violenza merita maggior rispetto del diritto: se il più forte picchia il più debole commette un reato aggravato, ma se considero più grave in partenza che un maschio picchi una femmina, rispetto a che una femmina picchi un maschio, non solo violo il diritto (negando la parità), ma temo che si aggravi la condizione dei più deboli. Una donna che sporge denuncia, se ha subito maltrattamenti, è nel giusto e gode di collettiva solidarietà. L’incivile che mena merita d’essere punito. Ma se un uomo fa altrettanto gli ridono dietro. Se una madre rivela ai propri figli di subire violenza dal padre quei ragazzi perdono la stima in un genitore. Se lo fa il padre temo che la perdano in entrambe. Ciò perché esistono ruoli “tradizionali”, millenari, non estirpabili dicendo cosucce carine e prendendo applausi facili. Così come, del resto, è millenaria la moltiplicazione dell’odio che può derivare da un deragliato amore, sicché ove il cantante, di cui si parla in questi giorni, abbia picchiato la convivente, che ha poi diffuso le immagini del misfatto via Facebook, è bene che sia processato e condannato. Ma se così non fosse, se la violenza subita non fosse tale, allora quel modo di procedere contro il partner deve essere considerato un’aggravante. O le aggravanti sono illegittime, incivili e inaccettabili se declinate al femminile? E’ progressista solo il sessismo antimaschile?

Inutile cercare vie legislative “innovative”, da questi grovigli si esce perseguendo e punendo la violenza, con le aggravanti radicate nel terzo articolo della Carta. Va bene così, perché ogni ulteriore passo sembra mosso dall’idea che la legge possa estirpare il male e la cattiveria dalla vita e dalla storia. Quando si pensano tali corbellerie buoniste capita che si moltiplichino sia il male che la cattiveria.

Destra e sinistra, in queste faccende, c’entrano poco. Ci vuole testa e cuore. Alla destra, però, vorrei far notare che praticare l’arte dei gradassi, supponendo che leggi e pene avessero potuto estirpare le radici della pianta da cui germoglia la prostituzione, ha prodotto uno strano frutto: condannarono il loro leader. Già, perché il legislatore dilettante e citrullo ha anche questa caratteristica: nelle dichiarazioni orali diffida dei magistrati, ma nella legislazione scritta delega loro di tutto. Così trasformando una corporazione in ordine morale non sacerdotale. E tanti saluti al diritto.

Pubblicato da Libero

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