Il coniuge cornuto può chiedere a degli spioni di accedere a tutte le banche dati per avere certezza di tale sua felice condizione, mentre il fisco cornificato riesce a non avere contezza di interi palazzi – denominati “immobili fantasma” – sicché rimane in tale sua infelice condizione. Riassorbire parte consistente dell’evasione fiscale non sarebbe così eroico, se per fini leciti e in trasparenza si utilizzassero gli strumenti così facilmente nelle mani di chi agisce illecitamente e nell’oscurità. La cattiva impressione, però, è che una minoranza si sia piegata – se non proprio convinta – all’idea che onorare l’erario sia parte del patto sociale, mentre i più sono certi che sia l’evasione a far da basamento a quel patto. È così che si spiegano i tanti politici che parlano di «evasione per necessità» o di «pizzo di Stato» e suppongono che sia un sopruso obbligare ad accettare i pagamenti con le carte, per loro natura tracciabili e ottimo mezzo per complicare la vita agli evasori fiscali.
Conoscendo i suoi polli, saggiamente il ministro dell’Economia ci ha tenuto a ripetere più volte che non era stato cifrato il gettito aggiuntivo dovuto al concordato fiscale (Cpb, concordato preventivo biennale). Lo ha sottolineato quale titolo di merito. E lo è. Si vedrà quel che si incasserà e quanto potrà essere destinato allo sgravio per gli altri contribuenti. Poco, da qui la sua saggezza. Oggi scade il termine per potere aderire al concordato e si parla di circa il 15% delle adesioni: anche se si dovesse giungere a una quota maggiore è evidente che gli interessati non lo hanno considerato conveniente. A ragione.
Possono aderire gli autonomi, inizialmente soltanto quelli con una buona pagella fiscale, poi si è ritenuto di allargare la possibilità anche agli altri, condonando. La logica è: il contribuente s’impegna a pagare quel che già ha pagato nel precedente anno fiscale e in cambio il fisco non tasserà gli eventuali redditi superiori nei due anni del concordato. Quindi la cosa è conveniente soltanto per chi si veda condonato il pregresso (quindi per chi è stato evasore) e per chi pensa di potere guadagnare molto di più (quindi sottraendo gettito per due anni). Chiaro che non conviene, perché essendo autonomo mi impegno a pagare anche se mi ammalo e non fatturo più nulla, mentre se fatturerò il doppio sarò già contento di mio. Ed è qui che arriva la parte pulp.
Non soltanto per chi aderisce al concordato si promette che per due anni non ci saranno accertamenti fiscali (della serie: pagami e mi volto dall’altra parte), ma si legge nel sito governativo che «(…) nel caso in cui non accetti la proposta (…) il contribuente verrà inserito in liste selettive e potrà essere soggetto a controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate». A usare il linguaggio del «pizzo» ci sarebbe da definirlo un «ricatto», sempre di Stato. Ma a me quel linguaggio non piace e faccio un’osservazione diversa: è offensivo. È offensivo per il contribuente onesto perché, se una cosa non la giudico conveniente e pago comunque tutto il dovuto, quel tipo di linguaggio da bullo in un vicolo buio non lo sopporto. Ed è offensivo anche per lo Stato, perché i controlli dovrebbero essere continui e tendenzialmente su tutti, non soltanto su chi non accetta le offerte già di loro viscide, visto che contengono un condono.
Chi non si offende è l’evasore, che non ha aderito perché a quei controlli non crede neanche lontanamente. Mentre per l’onesto quella minaccia indispone, per il disonesto lo predispone al buon umore. Tanto, anche ammesso lo trovino, farà ricorso, resterà pendente per anni e poi ci sarà un altro condono, considerando tartassato l’evasore scovato e non il contribuente rassegnato.
Perché non assistiamo a rivolte dei contribuenti? Non si tratta di mansuetudine, ma di abitudine a evadere qualcosina. Ed è così che la signora che paga in nero l’idraulico si presta a coprire quello di cui si finge di non scoprire l’intero palazzo. Fantasma fantastico di un andazzo che merita d’essere discordato.
Davide Giacalone, La Ragione 31 ottobre 2024