Politica

Disertori apprezzabili

Ma perché mai dovrebbe andare a votare, una persona seria? Per senso del dovere? Viviamo in una bolla irreale. Ci raccontiamo che c’è la ripresa, ci sono i segni positivi, che abbiamo svoltato, ma quel che consente di far cambiare direzione a certi indicatori economici non lo abbiamo né scelto, né realizzato noi. Le sole politiche espansioniste le ha messe in atto la Banca centrale europea. Il calo del prezzo del petrolio dipende da una scelta politica dei produttori, per spingere fuori mercato le fonti alternative di gas e oil. Al netto di questi elementi noi siamo ancora in recessione. Tanto è vero che, al contrario di quel che avviene in Spagna, non si vedono apprezzabili riflessi della ripresa sull’occupazione. Perché non è generata all’interno. Allora, perché dovrebbe andare a votare, una persona seria?

Perché interessato alla vita delle Regioni e alla qualità e tipologia di chi le amministra? I partiti hanno aderito ad un codice di autodisciplina (demenziale) che non rispettano e hanno passato settimane a darsi e dirsi dell’impresentabile. Ci sono candidati fascisti nelle liste della sinistra, candidati bandieruola nelle liste di tutti, trasformisti e profittatori che si spacciano per riflessivi democratici. E poi, a che servono le Regioni? Sono l’istituzione territoriale peggiore, a confronto delle quali le province brillano per nitidezza ed efficacia. E hanno anche in programma di portarne gli eletti al Senato! Meglio chiuderlo, se non altro per non offendere i cavalli.

Difficile che si faccia avvincere da campagne elettorali tutte incentrate sul “volto nuovo”, manco fosse un concorso per estetisti. O che voglia prendere parte ad una gara fra simboli e bandiere, a meno che non faccia lo sbandieratore di professione. Che si getti nell’agone per assicurare redditi e prebende agli impresentabili. O che, per protestare avverso quella genia, intenda portare il voto agli inutili, ai bercianti, alla rendita antisistemica di chi viene eletto e va a prendersi i soldi del sistema. Difficile che una persona seria possa provare empatia per gli esibizionisti del piccolo schermo, che decantino l’avvenuta ripresa produttiva o intonino la marcia funebre dell’uscita dall’euro, dall’Europa, dal Mondo e dalla testa. E’ tutta gente che parla a sé stessa e alle proprie truppe. Alle pance e non alle teste. Guardate i numeri: togliete dai votanti l’elettorato militante (rispettabile, ma non mobile), come anche quelli delle liste personali e di sostegno (voto clientelare, nel migliore dei casi), sottraete i voti andati ai professionisti dell’urlo antipolitico (la cui vita dipende dai soldi presi grazie alla politica), tirate le somme e vi accorgerete che le persone serie, le persone normali non sono rimaste per la metà a casa: ci sono rimasti quasi tutti.

Matteo Renzi ha mandato le seconde file Pd a recitare la filastrocca della vittoria. Scelta patetica. Faccia i conti con l’occasione sprecata. Ai tempi del Nazareno dicevamo: passi per le riforme istituzionali, ma il Paese ha bisogno urgente di misure economiche, si allarghi l’accordo a questa vitale materia. Invece s’è adottata la linea laurina dei bonus. Alle scorse europee un pezzo dell’elettorato serio fece un’apertura di credito, che ora ha ritirato: perché i candidati non erano seri e perché il governo s’è tradotto nella declamazione fanfaronica e nella logorrea autocelebrativa. Renzi rifletta sull’errore catastrofico della riforma della scuola, la cui unica sostanza è l’assunzione di 160mila persone, il che dice a chi sa fare di conto che chi governa non ne è capace, e dice a chi ha a cuore l’istruzione che al governo considerano la scuola un assumificio. Poi ci sono quelli per cui se ne dovrebbero assumere 600mila. Renzi pensava di scegliere la via di mezzo, ma ha imboccato quella del nulla.

Quando si va al governo senza mandato popolare (cosa costituzionalmente possibile e ripetuta nella prassi) si può essere determinati e procedere speditamente, ma non si può dire che le elezioni europee sono il suffragio mancante e che quelle regionali sono una vittoria, perché prima di sembrare imbroglioni si dà l’impressione d’essersi imbrogliati. Più volte abbiamo indicato la possibile via delle elezioni anticipate, che ora s’è occlusa. Non ci sono più scorciatoie: mettere subito mano alle riforme economiche, farle e non solo raccontarle, altrimenti si continuerà a perdere il solo elettorato che regge le democrazie.

Pubblicato da Libero

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