Vi pare normale che, a due settimane dal voto, si dica: “anche se perdo resto leader fino alle nuove primarie”? Non lo è, anche perché le citate primarie sono state e saranno sempre (se non regolamentate e controllate) un’operazione di propagandismo verticista, mascherata da populismo demagogico. Merita, allora, sforzarsi di capire cosa c’è dietro le parole di Veltroni.
Le elezioni le vincerà il Pdl, conquistando la maggioranza degli eletti in entrambe i rami del Parlamento. Ma la partita elettorale non risolve ed esaurisce quella della governabilità, per due ragioni: a. perché le coalizioni sono dimagrite, ma non sparite, e le differenze interne possono ingigantirsi se ciascuna risulterà decisiva al Senato; b. perché l’assetto istituzionale rende difficile il governo effettivo, slabbrando i tempi ed annacquando le intenzioni. A questo aggiungete che entro un anno si deve fare la riforma elettorale, altrimenti si va ad un referendum il cui risultato non sarà poi modificabile, e, comunque, si vota per le europee, il che sollecita ciascuno a distinguersi e farsi riconoscere. Quindi, è chiaro che chi vince costituisce il governo, ma se intende anche governare deve mettere mano a riforme profonde, che richiedono un dialogo con l’opposizione. La sinistra, apprestandosi a perdere, si dividerà fra quanti auspicheranno il successivo schianto del governo, per continuare nell’eterna sfida inutile e sempre uguale, e quanti si sforzano di guardare al dopo, a come rendere credibile ed efficiente la democrazia. Veltroni reclama un ruolo, e lo dice adesso perché più di un compagno vorrà fargli la pelle.
La follia è tutta qui: i vertici politici sanno benissimo che i problemi dell’Italia sono seri e che occorre trovare un comune sentire istituzionale, ma sono dilaniati dalla difficoltà di fare accordi e dalla concorrenza interna. Così, da una parte negano i primi, come fossero crimini, e dall’altra selezionano i parlamentari per fedeltà piuttosto che per capacità. Osservatela bene, questa scena autolesionista, perché non è frequente vedere gli interessi minori, e miserabili, soffocare quelli più grandi, talora anche nobili e collettivi. Non capita spesso di vedere affondare un Paese, nel mentre l’equipaggio, stanco ed invecchiato, si prende a mazzate con i remi delle scialuppe.