Politica

Dubbi per i manifestanti

Trovo disdicevole che, su qualche giornale, si faccia dell’ironia a proposito delle manifestazioni pacifiste. A scuola una giornata di sciopero è anche una giornata di festa, è sempre stato così, lo era anche quand’eravamo studenti noi, e non di meno è sciocco prendere questo fatto come dimostrazione di superficialità e menefreghismo segaiolo.

Molti studenti avranno approfittato per non farsi interrogare, ma altri hanno manifestato sentimenti pacifisti che meritano rispetto e considerazione. Sono sentimenti sbagliati, ed è questo che vale la pena di non tacere.
Anzi, la crisi irakena è un’ottima occasione per mostrare ai più giovani quanto sia complessa la vita. Si vuole la libertà e la democrazia? Bene, gli Stati Uniti sono certamente una grande democrazia ed un paese di uomini liberi; l’Iraq è certamente una dittatura che riduce in schiavitù chi non decide di eliminare fisicamente. Si dirà: ma noi siamo contrari alla guerra, sempre e comunque. Bella cosa, ma quando sono gli altri a dichiarar guerra? E ce ne freghiamo quando la dichiarano a uomini, donne e bambini inermi, ce ne freghiamo per il solo fatto che li gasano lontano dalle nostre casucce belle, dalle nostre riformate scuole? Questo è quello che ha fatto Saddam ai curdi.
Si dice: ma Saddam non è l’unico pendaglio da forca che governa un paese. Giusto, ma come è possibile che questa constatazione, del resto ovvia, porti a voler salvare Saddam? Capirei li si volesse far fuori tutti!
Si dice: gli americani si muovono solo per i loro interessi. Il cielo li benedica, il pericolo sono proprio quelli che la guerra la fanno (dicono di farla) per la religione e contro gli infedeli. E, poi, da dove si crede che arrivi la posizione di Chirac? Non è forse la difesa dei suoi interessi nazionali e petroliferi? Perseguire un interesse non è un male in sé, lo diventa se per farlo si calpestano più alti principi. Quindi, non si tratta di scegliere fra la violenza statunitense e l’umanità francese, ma fra gli interessi dell’uno e quelli dell’altro, magari anche tenendo conto dei nostri.
Marco Pannella ha lanciato una campagna per l’esilio di Saddam. Una proposta che tendeva ad evitare il conflitto non tacendo le responsabilità del dittatore. Una proposta che non ha trovato ascolto, pur avendo trovato consensi. Una proposta che contiene una forte dose d’idealismo, non c’è dubbio. Ebbene, perché i tanti manifestanti per la pace non gridano: come minimo date ascolto a Pannella? Perché gli amanti della pace ad ogni costo non amano una così disarmata proposta non violenta? Non è che, per caso, manco la si prende in considerazione per il solo fatto che viene da un leader politico che ama gli Stati Uniti ed Israele?
Non serve a nulla, ed è un po’ vile, prendere per le chiappe gli studenti manifestanti. Mentre, al contrario, sarebbe terapeutico porre loro delle domande, far sorgere dei dubbi, non consegnarli alla deplorevole sorte di dividersi in una maggioranza che tornerà ad essere silenziosa ed una minoranza destinata ad incamminarsi sull’infido terreno dell’irrealtà e del rimbecillimento ideologico.

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