Politica

Eccellenza e indecenza

Ecco come convivono eccellenza e indecenza. Come passare dall’orgoglio alla vergogna. Un progetto di ricerca italiano è in cima alle classifiche europee, ma poi si riesce a toccare il fondo. Partiamo dalla parte bella: nel quadro di un programma europeo, Horizon 2020, vengono presentati, da tutti i Paesi dell’Unione, 462 progetti di ricerca; solo 9 vengono selezionati e il primo, quello con il massimo dei voti (l’unanimità) è guidato dai chimici dell’università di Catania; il finanziamento assegnato è di 6 milioni. Nella competizione per la ricerca scientifica la migliore idea è a guida italiana. Siciliana, per la precisione. Uno schiaffo a molti pregiudizi, spesso coltivati più da noi stessi che non da chi ci guarda e valuta da fuori.

Il progetto coinvolge 13 partner (7 università e centri di ricerca, 4 imprese medie, una multinazionale e un ospedale). Il tema della ricerca è, in tutti i sensi, vitale: accertare la sussistenza o la permanenza di tumori usando i marcatori che si trovano nel sangue. Per dirne una: oggi si procede con la biopsia, ovvero con l’esame di tessuti prelevati direttamente nella zona interessata, nel caso di un tumore al colon, ad esempio, ciò comporta una colonoscopia, che, però, non si ripete frequentemente, per accertare l’andamento della cura o il ritorno del male. Usare il sangue è un obiettivo cui si stanno dedicando diverse ricerche, quella di cui parliamo è una delle più avanti. Le ricadute sono ovvie, per quel che riguarda la salute, ma ragguardevoli anche dal punto di vista economico. Senza contare il valore del progresso scientifico e di quanto i successi incentivino nuovi sforzi e chiamino nuove menti e nuovi fondi.

Il fatto è che questo prezioso laboratorio di chimica, capace di una simile affermazione, è finito quattro volte alluvionato e sommerso dal fango. La scienza va avanti, mentre le fogne vanno indietro e rigurgitano. L’ultima volta i danni sono stati notevoli, per un milione di euro. Ma il danno più grosso lo ha subito la ricerca, stoppata dalla distruzione di materiali e strumenti. A rendere le cose ancora meno sopportabili è il fatto che, dopo le prime alluvioni, quel laboratorio era stato messo in sicurezza con delle paratie automatiche, attivate dall’arrivo dell’acqua. Non occorreva l’intuito idraulico di Leonardo da Vinci per rendersi conto che l’acqua fermata da una parte sarebbe scoppiata e dilagata dall’altra. Come è avvenuto. Quelle paratie, quindi, sono state una spesa inutile. Non sarebbe stato meglio spostare il laboratorio?

Alla quarta alluvione s’è provveduto, solo che il posto assegnato è ancora più striminzito di quanto piccolo fosse lo spazio prima a disposizione. Per giunta sguarnito degli strumenti, distrutti e non sostituiti. Con un solo professore (Giuseppe Spoto) che dispone di un reddito, mentre gli altri sono tutti volontari. L’uno e gli altri hanno già ricevuto offerte per andare a ricercare e lavorare all’estero. Ed è qui che la vergogna genera rabbia: se neanche essere i primi consente d’essere rispettati e considerati, se neanche vincere finanziamenti consente di disporre di sedi dignitose e adeguate, quale messaggio si fa giungere ai più giovani? Scappate. Quel successo, invece, dimostrava che si può fare, si può vincere, si può eccellere restando qui. Oggi, in quel laboratorio, si vive con l’angoscia: ad agosto ciascuno dovrà mostrare quel che ha fatto, ma a Catania molto è stato disfatto. Avere la guida e perdere la strada è inammissibile.

Detesto la letteratura dell’indignazione. Far schiumare la rabbia senza indicare la soluzione serve a nulla, se non a seminare sconforto. Dobbiamo, quindi, tenere bene a mente la prima parte di questa storia, fissare nella testa di cosa si può essere capaci, e sbrigarsi a evitare d’infangarci da soli. Voglio sperare che da subito le autorità universitarie e governative si facciano portare informazioni più precise, provvedendo, se le cose stanno come le abbiamo raccontate, ad assegnare un laboratorio non indegno. Rimediare è possibile, rassegnarsi inaccettabile.

Pubblicato da Libero

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