Politica

Estradizione politica

E’ significativo e preoccupante che gli Stati Uniti ritengano di dovere preventivamente rigettare una richiesta d’estradizione che neanche è partita. E’ il segno di una sfiducia profonda nel governo italiano ed il sospetto della sua incapacità a resistere alle pressioni di una magistratura che un giorno vuol processare un soldato statunitense che ha sparato in Irak, ed un altro agenti segreti statunitensi che non si trovano sul nostro territorio da clandestini.

Ed è non meno significativo che nel mentre la crisi di governo non si è ancora ufficialmente chiusa, nel mentre ancora s’attende il voto della Camera dei Deputati, non solo due ministri (Mastella da una parte e Di Pietro dall’altra) sembrano esponenti di due linee politiche contrapposte, ma si dividono sul terreno del rapporto con le autorità statunitensi, quindi sulla politica estera, materia che ha provocato la crisi di governo qualche giorno addietro.
A questo s’aggiunga che la materia non può essere lasciata a marinare nell’inerzia, com’è il destino di molte altre, perché sia per quel che riguarda gli imputati di nazionalità italiana, sia per quelli statunitensi (che imputati non saranno mai, perché mai saranno consegnati), il governo non solo deve sostenere il conflitto, avendo già sollevato la questione davanti alla Corte Costituzionale, ma dovrà coprire meglio con il segreto di Stato una faccenda sulla quale rischiamo di farci gratuitamente ed irragionevolmente del male. La qual cosa farà strillare non solo la sinistra comunista, ma anche quanti, come Di Pietro, sono pangiustizialisti senza sentire il bisogno d’essere comunisti.
Tutto questo avviene nel mentre s’avvicinano scadenze importanti in Afghanistan, nel mentre la Germania affronta un serio e trasparente dibattito parlamentare che porterà maggiori mezzi tedeschi ad essere dispiegati in quel Paese, e nel mentre financo dalla Francia giungono voci serie di un indurimento dei rapporti con l’Iran. L’Italia, insomma, rischia di restare nella scomodissima posizione di Paese incapace di provvedere alla propria sicurezza, incapace di piena collaborazione con gli alleati, desideroso di furbizie commerciali con i potenziali nemici ed in preda a vicende giudiziarie dove si tenta di far passare per assassini e rapitori gli uomini che lavorano al servizio del mondo libero e civile.
Mica male, per essere un intermezzo a crisi ancora aperta.

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