Politica

EStremo

editoriale giacalone 28 dicembre 2023

Nelle democrazie gli estremismi sono sempre esistiti, come anche i demagoghi. In quelle che funzionano le forze della ragionevolezza, che siano conservatrici o progressiste, li contrastano. Nelle democrazie che non funzionano li inseguono. In Italia ci siamo accomodati nel credere che il problema si affronti cambiando il modo in cui si contano i voti (il sistema elettorale) o si organizzano i poteri dello Stato (le riforme costituzionali), ma è un’illusione. Se Meloni fosse stata eletta direttamente – dopo l’approvazione della scombiccherata riforma che hanno proposto – e avesse pensato d’essere in quel modo difesa dalla sua stessa maggioranza, comunque avrebbe commesso l’errore del Meccanismo europeo di stabilità, perché timorosa del fatto che Salvini avrebbe messo in luce le sconclusionatezze da lei dette sul Mes, ripetendole con coerenza nell’errore estremista.

Non ci sono sistemi, né elettorali né istituzionali, capaci di compensare la mancanza di coraggio e di visione. Epperò attenzione: gli estremismi è bene che emergano, giacché i più pericolosi sono quelli che covano nell’ombra.

Negli Stati Uniti non hanno cambiato nulla del loro sistema, immutato nel tempo, eppure è emerso Donald Trump. È una malattia della democrazia che va capita, non cancellata. Da vincente e da perdente raccoglie comunque la metà dei voti, che non sono aggirabili con il moralismo. Né si può essere così incoscienti da credere che possa esistere una via d’uscita giudiziaria. Vero che lo Stato di diritto non deve fermarsi davanti ai potenti, ma vero anche che non serve a niente mettere le malattie fuori legge. Ed è guardando da fuori che si capisce meglio quel che succede lì e che, in modo diverso, succede anche nella nostra Unione europea: la politica ha perso la sua forma e i suoi interpreti, talché umori e interessi trovano altre rappresentanze.

Trump sarebbe stato un fenomeno laterale, come altri ve ne furono, se non fosse tracollato il Partito repubblicano. La selezione della classe dirigente spetta ai partiti, mentre gli elettori scelgono fra i contendenti. Se un partito crolla diventa un corpo meramente elettorale, un organismo colonizzato da alieni. E se l’antagonista di quel candidato è la moglie di un ex presidente e un presidente che subisce i colpi dell’età – pur conseguendo risultati importanti in economia e all’estero – allora l’estremismo parolaio lieviterà e vincerà quale falsa alternativa.

Viviamo nel mondo della comunicazione digitale, ma non esiste alternativa alla costruzione del consenso con basi culturali, idee chiare e l’umiltà di spiegarle e dibatterle con gli elettori, in carne e ossa. La democrazia televisiva (prima) e digitale (poi) diventa il regno degli estremisti. Che si sia di destra o di sinistra, si deve stabilire se contrastare quella degenerazione, riprendendo il duro e costante lavoro della convinzione, oppure inseguirla con l’illusione di cavalcarla.

Non è (soltanto) il benessere e non è (soltanto) la lunga pace – nei confini di casa – ad avere annacquato le identità politiche, ma il considerare immutabili quelle condizioni. Nulla di più falso e di più infantile, ma è in quella illusione che gli estremismi perdono la loro naturale caratteristica di minoranza e invadono il centro della politica. Un processo iniziato, in Usa come nei Paesi Ue, dopo la fine dell’Unione Sovietica. Come se la vittoria assicurata dalla compattezza occidentale potesse divenire il viatico per uno sciogliersi delle righe. Da qui il sorgere di nazionalismi che furono le prime manifestazioni degli estremismi. Che si trovavano prevalentemente a sinistra, durante gli anni della Guerra fredda, e si sono trovati prevalentemente a destra, negli anni successivi. Passandosi le parole d’ordine.

Le responsabilità sono diffuse. Strizzare l’occhio agli estremisti (parlando di banche o regole monetarie) o mettersi strizza sul Mes (rinviando la ratifica) ha attorcigliato la ragionevolezza. Mille volte meglio capirlo preservando il bene acquisito, piuttosto che sotto il peso del male che bussa alla porta.

Davide Giacalone, La Ragione 28 dicembre 2023

www.laragione.eu

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