Politica

Eurodelirio

E’ escluso che noi si esca dall’euro. Non è affatto escluso che l’euro esca dalla storia. Sarebbe un guaio, però. L’euro è stato un successo, ma mentre le teste dei padri (Mitterrand-Delors; Schmidt-Kohl; Andreotti-Carli) seppero concepirlo, quelle dei figli non seppero gestirlo. L’euro ha funzionato bene fino alla crisi dei debiti sovrani, in quel punto non è che fosse inadatto è che all’interno dell’area monetaria comune c’è chi ci ha guadagnato e chi drammaticamente perso. L’inesistenza di meccanismi istituzionali capaci di correggere lo squilibrio, e l’incoscienza di classi dirigenti miserrime, hanno posto le premesse di una possibile fine. Pericolo non cessato.

Noi italiani abbiamo la colpa originaria di avere vissuto l’intera storia dell’euro come un vincolo e non come un’opportunità. All’inizio si pensò servisse per impedirci di continuare a far crescere il debito pubblico, poi in molti vissero l’attacco al nostro debito come un’arma per regolare i conti interni. Vedemmo e descrivemmo questi errori per tempo (pubblicai “Europurgatorio” nel 1999, con Libero descrivemmo la seconda stortura dal luglio 2011 e pubblicammo “Maledetto spread” all’inizio del 2012, ancora disponibile in e-book, dove trovate scritte le cose che ora ripetono tutti, ma allora erano eretiche). Il fatto è che quando i vincoli erano virtuosi non servirono, dato che il nostro debito pubblico era di 800 miliardi (attualizzati) nel 1992, 995 nel 1994 (dopo la drastica svalutazione) e supera ora i 2000. Da quando i vincoli sono ottusi e viziosi, invece, funzionano. Ma attenti a non commettere due volte lo stesso errore: allora supponendo che l’euro avrebbe curato i nostri mali, ora attribuendogliene la colpa.

E’ vero, se uscissimo dall’euro potremmo svalutare e le nostre esportazioni se ne gioverebbero. Ma è uno sragionare, perché a esportare siamo bravi anche con l’euro, mentre senza, svalutando, ci ritroveremmo con costi energetici insostenibili. Con il che ammazziamo le imprese buone. Senza contare che il credito si estingue, perché l’unico modo di sostenere il debito sarebbe riportarlo dentro i confini. Allora perché, con la lira, funzionava? Intanto meglio non dimenticare che il quel modo abbiamo reso genetiche le infezioni del nostro sistema economico, e, comunque, funzionava perché c’era la guerra (benché fredda) e non c’era la globalizzazione. Quel mondo non c’è più.

Posto ciò, e posto che mi paiono terribilmente inadeguate sia una sinistra che pensa l’euro sia una specie di Madonna pellegrina, da adorare e portare in processione, sia una destra che ora s’accorge dei vincoli inaccettabili, ma allora li ricevette e validò (con la lettera della Bce, del settembre 2011, e, del resto, non c’era altra scelta), è evidente che non può tenersi unita un’area monetaria nella quale vige la slealtà. Due esempi: a. ritardare l’intervento in Grecia servì alle banche europee, segnatamente tedesche e francesi, per non subire il danno dopo avere speculato sui tassi alti del debito ellenico; b. mentre eravamo in difficoltà la Francia ci scatenò contro una guerra armata, in terra libica, colpendoci sul lato energetico e approfittando del silenzio statunitense (a sua volta generato dagli accordi fatti con i russi, per il gas) e della complicità tedesca, da cui le risate sceme sia del fallendo Sarkozy che di gran parte della politica e della pubblicistica italiane. Che si fa, allora?

Si fa politica. Si dice ai francesi: avete fatto i furbi e siete nei guai, talché l’ombrello tedesco pensavate di averlo sulla testa e ve lo ritrovate nei lombi, ricuciamo i rapporti e cambiamo gli equilibri. Si dice ai tedeschi: è vero che le campagne elettorali sono talora volgari, ma se non la piantate di farvi propaganda insultando gli alleati va a finire che vi tenete da soli l’euro, che di lì a niente si trasforma in svantaggio mortale, inoltre, carini, ricapitalizzate le banche e coprite i buchi, così diventiamo parenti nel debito pubblico sopra il 100%. E si dice agli italiani: abbiamo perso venti anni senza fare un accidente, abbiamo una spesa pubblica che fa schifo, scambiamo il Cnr con la ricerca e le Asl con la salute, questa non è una festa, è un delirio, che deve finire, quindi meno spesa per meno tasse. Ora, subito, e senza saggi e suggi fra i piedi.

Noi italiani l’euro lo abbiamo messo in pericolo non con il nostro debito pubblico (che è largamente garantito, benché troppo alto), ma con la deficienza di chi ha concesso troppo all’egoismo altrui. La rifondazione dell’euro parte proprio dalla riaffermazione di pari dignità e pari peso (a esempio con un vero sistema bancario europeo). Altrimenti si passa alla sfondazione. Sì che l’area più ricca del mondo, nonché quella ove la ricchezza è meglio distribuita, si trasformi in un’orda di nani pretenziosi, pronti a farsi annientare da giganti laboriosi. Oh, per chi si fosse distratto: oggi Barack Obama incontra Xi Jinping, mentre noi, qui, non abbiamo neanche un Tizio parigrado.

Pubblicato da Libero

Condividi questo articolo