Politica

Europee e referendum

Nel mentre il periodo più doloroso della crisi si avvicina, non essendo affatto alle nostre spalle, può sembrare turpemente maniacale parlare di politica politicante, d’elezioni europee o di referendum. In buona parte lo è, ma per la restante serve a capire come la crisi sarà governata, quali interlocutori, politici e sociali, sono nella mente di chi governa.

I sondaggi evidenziano una direzione di marcia ben diversa dal bipartitismo, verso cui s’era incamminata la legislatura. La maggioranza è segnalata come stabile, il che significa vittoriosa. Potranno esserci riequilibri interni, ma tutta roba interessante per chi si occupa della cucina, nel Pdl, mentre per gli altri non cambia niente, visto che la leadership di Berlusconi non è discussa da nessuno. In compenso crolla lo schieramento di sinistra, che non solo si prevede in perdita di voti, ma è guidato da un segretario appena eletto e che afferma di non volere restare lì dov’è. Magari sarà tattica correntizia, ma il significato esterno è uno solo: ci stiamo disfacendo. A guadagnare dovrebbe essere il radicalismo di destra, che innaturalmente si trova a sinistra, ed un centrismo anomalo, che anziché portare via consensi a chi governa li raccoglie da chi si oppone.
Dal punto di vista elettorale, quindi, pare che il governo sia destinato a rafforzarsi e l’opposizione ad indebolirsi e dividersi. Ciò ci consegna un governo forte e coeso? Magari! Sulla pensione delle statali ho già detto quel che penso, ed il ribollire interno all’esecutivo non porta nulla di buono. Considerato che questo è un non problema, cosa capiterà davanti ad ostacoli seri? Il dialogo sociale, del resto, lo si cerca con il sindacato, ricalcando il passato ed abbracciando la conservazione.
In quanto ai referendum, cercare di evitarli non è illegittimo. Non mancava il tempo per fare una riforma e metterli fuori gioco. Invece si vuole isolarli, in una domenica di sole, con elettori stufi di fare la spola con i seggi, puntando sull’osticità dei temi. Non è una bella cosa, ed è anche costosa. Insomma, a dispetto della forza elettorale, siamo al pugile che abbraccia l’avversario per prendere fiato, e visto che si tratta di un emaciato mingherlino è segno che qualcosa disturba il fisico del campione. Non porta bene ripetere solo: “so’ contento”.

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