Fascismo e cattocomunismo volano liberi nel cielo sudato ed alticcio di metà agosto, con Famiglia Cristiana e uomini di governo che fanno a gara a chi la spara più grossa e più sbagliata. Il fascismo che i paolini rimproverano al governo è usato come sinonimo di rozzo autoritarismo, senza che il fascismo lo sia (solamente) stato e senza che oggi lo si intraveda. Definire come “cattolici” i seguaci della chiesa romana non è dimostrazione di particolare originalità, mentre dar loro di “comunisti” in quanto troppo buoni con gli zingari è dissennatezza irrorata da ignoranza, dato che i comunisti usavano mettere i gitani nei campi di concentramento. Capita di spararle grosse, quando ci si fa la guerra con parole che non hanno presa sui contenuti, che ignorano la realtà.
I due fronti sono caduti nel luogocomunismo, rimproverandosi inesistenti fantasmi. Qui individuammo subito l’errore contenuto nell’annuncio relativo alle impronte da prendersi ai bambini rom, e subito descrivemmo la linea sulla quale il governo avrebbe dovuto ripiegare, come poi ha fatto: le prendiamo a tutti, per ottime ragioni di sicurezza e solidarietà. Taluni, al governo, fanno fatica a capire la differenza che corre fra la campagna elettorale e l’amministrazione della cosa pubblica, provocando polemiche inutili e dannose. Il guaio è che quei reboanti annunci sono rimasti come tuoni senza temporale, e mentre i proseliti del buonismo un tanto al chilo lamentano l’alluvione della repressione, nella realtà non solo il terreno del controllo sui nomadi è a secco d’iniziative, ma i dati segnalano un calo del crimine da giugno dell’anno scorso, quindi senza che ciò abbia nulla a che vedere con quello di cui si parla.
Purtroppo, questo sbertucciarsi irragionevole crea danni. Difatti al calo del crimine non corrisponde alcun aumento del senso di sicurezza, perché i due fronti strillano davanti al rom che ruba o viene arrestato, mentre non hanno alcuna cura di quel che resta nella zona grigia, vissuta da molti come minaccia e sconcio. Lì si deve esercitare sia il controllo che la repressione e lì si devono far valere le regole europee sulla cittadinanza e l’accoglienza. Un lavoro difficile, che magari non appaga l’esibizionismo polemico, ma utile. Al contrario delle cose che in questi giorni leggiamo.