Politica

Feste, festini e funerali

Essendo una festa e non un festino, come elegantemente sostengono, quelli della sinistra hanno invitato dei ministri e non il presidente del Consiglio. Temo, per gli organizzatori, che si tratti di un funerale. E’ la prima volta che vedo una festa di partito nella quale, non avendo granché da dire, s’invitano gli avversari, in modo da disporre di qualcosa cui opporsi. Il dialogo fra maggioranza ed opposizione è cosa utilissima, ma si svolge in Parlamento, non fra le salamelle e nel mentre i padroni di casa s’accoltellano per stabilire a chi spetta il diritto di comandare fra gli sconfitti.
La deficienza di questa sinistra è un problema per l’intero sistema politico. E’ incredibile che, ancora oggi, la situazione sia dominata da quanti, avendo militato nel partito comunista, hanno impedito alla sinistra di contare e governare. Ed è pazzesco che, per l’ennesima volta, il dilemma consista nello stabilire se uno che fu comunista può vincere le elezioni (come non è mai avvenuto nell’intera storia repubblicana), o se ci si deve mascherare dietro un altro, che fu democristiano. Posto che né l’uno né l’altro appartengono alla scuola della sinistra democratica, che è antitotalitaria, quindi anticomunista.
Invece che far parlare i ministri, inutilmente convocati per intrattenere i militanti e far notizia, la sinistra farebbe bene a concentrarsi sui propri mali. E’ settaria, considerando venduto chiunque la pensi diversamente, reprobo chiunque analizzi in modo non fazioso la storia del (falso) bipolarismo. Salvo poi, ad ogni uscita di romanzo, mandare in campo un pensoso Veltroni, a dire il contrario. E’ giustizialista, incapace di occuparsi seriamente dello sfascio immondo della giustizia italiana, al rimorchio di un istinto fascistoide e manettaro, che puntualmente le si ritorce contro. E’ conservatrice, perché pensa al futuro come al tempo in cui far rivivere il passato e regolare qualche conto. E’ nemica delle riforme, perché dalla scuola alle pensioni, dal mercato del lavoro alle istituzioni, non riesce a digerire la necessità di buttare nel rogo le parole d’ordine di sempre e sostituire il propagandismo con il realismo. E’ incosciente, perché avendo perso il contatto con il popolo non riesce a valutare la pericolosità della gnagnera sull’accoglienza, posto che gli immigrati sono utili e necessari, ma pongono problemi enormi, di sicurezza e convivenza, ai più poveri. E’ classista, perché impedendo il funzionamento degli ascensori sociali, nell’istruzione come nel giusto arricchimento dei meritevoli, ingessa la società e favorisce i privilegiati. Per poi accoglierli nelle liste e nelle feste, che diventano funerali.
Sanno dire solo che non è esclusivamente colpa loro, il che è vero, ma in politica conta quel che si propone, e che c’è il conflitto d’interessi, il che è vero, ma talmente inutile da circondarli d’autentico e meritato disinteresse.

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