Se la competizione per la leadership del centro sinistra fosse reale e regolare dovremmo poter contare su una buona legge finanziaria. Al di là delle chiacchiere, difatti, è quello il terreno politico che mostrerà di che stoffa son fatte le persone e con quali fili s’intesse il dibattito interno all’attuale maggioranza.
La legge finanziaria è un’arma importante nelle mani di Giuliano Amato. Egli si è proposto come candidato premier alle prossime elezioni politiche, immaginando impossibile che il governo in carica potesse essere sfiduciato con tanto anticipo. Si sbagliava: il centro sinistra ha imboccato la strada del candidato telegenico e privo di quale che sia identità e progettualità politica. Vittima della sua stessa vulgata sul partito di plastica, la sinistra che fu comunista ha abbandonato la politica per abbracciare il nuovo credo: i sondaggi. Ben gli sta, così imparano.
Amato mostra di non volere soccombere silente e non può certo competere mettendo assieme un altro partito di principessine, né baciando in un sol giorno più di cento pantofole vaticane. Ha già dichiarato, fra lo stupore estasiato dei più intimi, di volere portare a compimento il disegno politico craxiano, ma la cosa non ha scosso il torpore di un elettorato disilluso. Potrebbe ancora dichiararsi omosessuale, ma non è detto che funzioni. Gli resta la politica, fin qui considerata una materia fuori tema.
Presenti una legge finanziaria seria, la prepari da solo, che lo sa fare, non contrattandola con tutto e tutti. Ci scriva quel che la sinistra non ha avuto il coraggio di fare e neanche di dire. Ne faccia la concreta raffigurazione di una politica di governo che non sia il campicchiare in cui si è fin qui distinto. Costringa gli eletti riuniti in assemblea a cacciare a pedate l’unico esponente della sinistra che ha qualche cosa di non immateriale e di non patetico da dire. Chissà che, almeno, non metta un po’ di paura alle principessine salottarde, ai terrazzari lampadati, ai cultori dell’anacoluto, ai pellegrinanti della partitocrazia. Fissi un contenuto serio e, su quello, mantenga la posizione.
Sarebbe un bel vedere, ma non lo vedremo. La competizione, difatti, non è reale e men che meno trasparente. La sinistra vorrebbe vincere. Magari perderà. Comunque sotto falso nome.