Politica

Fini, Bossi, la nostra storia

Ma vuoi vedere che la sinistra vorrà ripassare la storia di questi ultimi dieci anni? Vuoi vedere che la stagione delle inchieste giudiziarie troverà nuovi cultori della rilettura?

Arturo Diaconale ha scritto quel che era giusto a proposito delle dichiarazioni di Gianfranco Fini, a sua volta costretto a prendere la parola dalle sincere, benché intempestive, parole di Ignazio La Russa: distinguere fra inchieste giudiziarie prima e dopo il 1994 è del tutto privo di senso; non basta dire che la magistratura inquirente ha colpito solo da una parte, si deve aggiungere che ha spesso colpito degli innocenti, come il corso della giustizia ha dimostrato. Se anche avesse colpito da una parte sola, ed avesse colpito la corruzione, la magistratura avrebbe fatto il suo dovere, ma le cose stanno diversamente: si è violato il diritto travestendo di corruzione e concussione il finanziamento dei partiti politici, ed averlo fatto rivolgendosi da una parte sola è figlio non di manchevolezza, bensì d’abominevole violazione delle regole. Il problema, allora, non è solo quello del rapporto, all’interno della maggioranza, fra chi fu democristiano e chi fu missino. Sarebbe troppo facile.

A chiarire la situazione sono giunte le parole di Umberto Bossi, che ha coerentemente rivendicato la gloriosa storia forcaiola del suo movimento politico. Il problema politico rimane sempre lo stesso, e non ci stancheremo di ripeterlo, anche un altro milione di volte: sulla menzogna si edifica la palude, e quel che è stato raccontato, negli ultimi dieci anni, è menzogna. La sinistra girotondina, del resto, ha avuto modo di disporre, nelle ultime ore, di un efficace ed utile memo: i sostenitori del manipulitismo stavano nella destra d’ascendenza non democratica. Moretti & C. avranno un bel da fare, ma difficilmente riusciranno a nascondere quel che hanno combinato: hanno detto qualche cosa di destra, e di destra reazionaria.

Fosse tutto qui, sarebbe ancora poco. Ho visto che fra gli indignati per le parole di La Russa, sincere ma incaute nel dar dei ladri ai democristiani di allora, figura Ciriaco De Mita. Così ho esercitato la memoria, ed ho cercato di ricordare la data delle coraggiose dichiarazioni demitiane in difesa di Citaristi, o quella della sua visita a quel galantuomo democristiano. Accidentaccio, ma non riesco a ricordare quando questo avvenne. E lo stesso dicasi per altri suoi commilitoni di oggi, che di difendere l’orgoglio della loro tradizione politica si ricordano oggi, ma si scordarono allora, quando poteva avere un significato. Ricordo, invece, un Rutelli che voleva vedere Craxi mangiare il rancio, dopo essergli stato vicino ed essersi giovato della sua posizione; vedo lo stesso Rutelli impegnato a vincere la competizione a sinistra, contro coloro che furono comunisti. Esercizio nel quale Craxi lo precedette, in tempi decisamente più scomodi.

Il che dimostra che il dovere di leggere e raccontare la storia, quella vera, non riguarda solo l’evidente sostegno destrorso al manipulitismo degli albori, né riguarda solo la sinistra propensione a veder risolti sul piano giudiziario conflitti politici nei quali mai gli ex comunisti avrebbero avuto la vittoria, sul piano elettorale, ma attengono a tutta quanta la comunità politica. Noi lo ripetiamo da dieci anni, e costatiamo che non giunge mai un solo fatto a darci torto.

Ad Ignazio La Russa va la nostra riconoscente gratitudine: in questi dieci anni non sono in molti ad essersi mantenuti per quello che erano. In questo, noi e lui, ci troviamo dalla stessa parte.

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