Proibire una manifestazione che si prepara ed annuncia da mesi, e mi riferisco ai no global che dovrebbero trovarsi a Firenze il prossimo fine settimana, lo si può fare, ma a patto di licenziare il prefetto e far cadere qualche testa al Viminale.
E’ evidente a chiunque abbia conservato ragionevolezza che Firenze è la citta meno adatta ad ospitare manifestazioni di questo tipo. La retorica della democrazia e dell’apertura alle genti di tutto il mondo, è bolsa e fessa. Firenze è delicata in ogni suo angolo, sarebbe una follia farle ospitare anche una di quelle partite di calcio che mobilitano i tifosi da diverse parti del mondo.
Ma la natura delle manifestazioni no global è tale che, a questo punto, buona parte di chi vorrà parteciparvi è già giunto a Firenze, o si trova nelle vicinanze. Proibire oggi significa innescare un conflitto dagli esiti imprevedibili. Occorre costatare, quindi, che più di uno dei protagonisti ha sbagliato, e sarebbe bene che paghi.
Che fare? Se Firenze sarà, alla fine, il teatro innaturale ed incolpevole di quella manifestazione, occorre che siano dispiegate forze di polizia in grado di assicurare l’ordine pubblico e la salvaguardia del patrimonio cittadino. Ma, attenzione, vogliamo che, fin da subito, vi sia un responsabile di quel che accadrà. Speriamo che non ce ne sia bisogno, ma se le forze dell’ordine fossero costrette a caricare, ad arrestare, ad usare la violenza, vogliamo che ci sia qualcuno che, già da subito, di tutto questo si assuma la responsabilità e sappia rispondere.
Genova insegna, e penso che, in quell’occasione, le cose peggiori si son viste non durante, ma dopo, con una vicenda che ora si trascina in sede giudiziaria, destinata, inesorabilmente, ad arricchire il repertorio italiano del non chiarito e del depistato.