Politica

Firenze pro global

olti di quelli che si raduneranno a Firenze, come quelli che si son già radunati altrove, crederanno, dicendosi no-global, di manifestare contro gli interessi delle multinazionali, supponendoli avversi a quelli dei popoli; contro la legge del mercato eretta ad unica legge morale; contro le manipolazioni genetiche che, inseguendo il dio profitto, mettono a rischio la salute degli umani.

Se così fosse, varrebbe la pena di partecipare. Ma così non è, ed il movimento no-global è un sussulto di conservatorismo protezionista, per ciò stesso vicino agli interessi delle peggiori multinazionali.

Forse, a confondere le idee, è il mescolarsi di un antico sentimento antiamericano, che in Europa è stato coltivato dai fascismi non meno che dalla sinistra ideologica, con una più contemporanea avversione ai mercati aperti e concorrenziali, sta di fatto che la difesa degli interessi dei Bovè, ovvero la difesa del protezionismo europeo, è una splendida trovata contro i diritti di libertà, economica e politica, di tutti gli abitanti del pianeta. Chissà se, un giorno, quei ragazzi se ne renderanno conto. Certo non glielo racconteranno i Casarini e gli Agnolotti, che hanno finalmente trovato un posto di lavoro, con ottima visibilità.

Non sono le mulinazionali, ovvero, per dirla in maniera meno isterica e più ragionevole, non è l’interesse economico aziendale, quindi egoistico, a dover dettare le regole della politica internazionale. Giusto, giustissimo, difatti ci vuole più globalizzazione e più apertura dei mercati. Lo sanno o no, i manifestanti, che gli Stati Uniti proteggono il loro mercato esattamente come vorrebbe il baffuto bovaro francese? Non pare loro che si dovrebbe manifestare contro chi si limita a proteggere la propria ricchezza dalla concorrenza? Se si risponde affermativamente, allora si chiede più libertà, meno barriere, più globalizzazione.

La legge del mercato non è mai stata una legge morale e mai lo sarà. Chi, per primo, seppe guardare con rispetto al mercato parlò di “spiriti animali”, che non è esattamente quel che s’intende per solidarietà e fratellanza. Ma la storia ci ha insegnato che la politica, ovvero la morale di origine non divina, non deve sostituirsi al mercato, non deve umiliarne le regole, perché se così si comporta promuove solo oppressione e povertà. La politica deve essere capace di intervenire laddove il mercato non riesce a dare risposte soddisfacenti ai bisogni dell’uomo: sarà il mercato ad indicare la più conveniente allocazione delle risorse, ma sarà la politica ad intervenire dove quella distribuzione lascia ancora in essere fame o disoccupazione. Ciò significa che occorre una visione quanto più globale possibile, e non cedere al cieco egoismo di chi difende i diritti di casa propria esportando di buon grado disagi e povertà. Se ne rendono conto i ragazzi che sfileranno? Si son guardati i piedi e come son calzati? O ritengono che sia un loro diritto saltellare sfruttando il lavoro minorile?

Sono millenni che l’essere umano, per mangiare, opera modificazioni genetiche. Ma che mele o pere credono di mangiare, quei ragazzi, conoscono la differenza che c’è fra quelle che addentano e quelle selvatiche? Allora, ancora una volta, non si tratta d’essere contro le manipolazioni genetiche, ma di evitare che siano effettuate sotto la supervisione di Mengele. Il che comporta due cose: libertà di ricerca scientifica e controlli sull’uso che dei risultati si fa. Che significa: ricerca sulle cellule staminali, ricerca sulla possibilità di utilizzare gli animali per fertilizzare ciò che serve a salvare vite umane, ma controlli affinché questo non divenga il viatico verso incubi di sterminio o tentativi folli di sostituirsi alla natura. Ecco, questo richiede più globalizzazione, non meno.

Il movimento no global ha, comunque, un aspetto positivo: a dispetto di quel che dicono, sono un primo movimento globale di opinione pubblica. Hanno seguito le regole delle multinazionali (promozione del marchio e diffusione per imitazione), hanno coltivato un sentimento retrivo, ma ci sono, e questo non è un fatto negativo. Ovvio che questo vale per i manifestanti, mentre non vale per i violenti, che di quel movimento approfittano.

Questi concetti sarà bene esporli, queste cose sarà bene cominciare a dirle. E, in tal senso, bene hanno fatto i Radicali Italiani a convocare un forum alternativo a Firenze. Hanno fatto bene anche per un motivo di politica interna: la sinistra italiana allineata e manifestante con le più moderne espressioni del luddismo e del protezionismo è uno spettacolo di comica tragicità, e dato che non ci rassegniamo ad avere una sinistra così sconciata, non perdiamo occasione per rinfacciar loro l’assenza di pensiero e di politica.

Ieri L’Opinione ha pubblicato il documento con il quale i Radicali Italiani convocano l’incontro. Potrei sottoscriverlo, se non fosse per un fatto sconfortante, e cioè che ancora confondono la libertà di mercato, la libertà di ricerca, la libertà religiosa e di pensiero, con la libertà di droga (che è negazione, prima di tutto, della libertà). E’ sconforante che persone libere non riescano a liberarsi delle proprie parole d’ordine. Peccato.

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