Politica

Francesco Cossiga

L’operazione politica messa in piedi da Francesco Cossiga è seria. Alcuni passaggi, alcuni atteggiamenti, alcune dichiarazioni, per il loro tono, lo stile ed il falsetto, sono francamente fastidiosi ed esteticamente non ammirevoli. Ma la cosa è seria, e lo si comprende meglio se solo si prova a guardare oltre il prossimo mese di maggio.

Ecco quel che si vede : noi italiani non abbiamo le carte in regola per entrare, da subito, nell’Unione Economica e Monetaria, ma Prodi e Ciampi stanno facendo benissimo il loro lavoro. Stanno drammatizzando tutto, lasciando intendere che una nostra eventuale esclusione creerebbe un trauma difficilmente sanabile (anche perché, per come stanno andando le cose, una bocciatura scatenerebbe una speculazione colossale). Per farla breve, alla fine credo che ci faranno la proposta di accettare un rinvio di un anno, noi non accetteremo e così saranno costretti a prenderci, fin da subito.

Se le cose andranno così, allora a maggio-giugno Prodi sarà all’apice della sua forza. In ogni caso non ci sono elezioni all’orizzonte, e la forza si scaricherà in un rimpasto consolidante. Il tutto contro gli interessi di D’Alema, che vede crescere Prodi, mentre sul suo groppone pesa sempre di più la Bicamerale.

Da una parte D’Alema, dall’altra Fini (e specie quest’ultimo) sono stati assai poco saggi ad assecondare l’isolamento di Berlusconi. Ma questo è solo il contorno.

La sostanza è che un tale rafforzamento di Prodi indebolisce il bipolarismo. L’indebolimento del bipolarismo porta allo scatenarsi delle forze centripete, ed è in questa chiave che deve essere letto l’agitarsi di Cossiga, le bizze di Mastella, l’andamento pendulo di Buttiglione, la preoccupata attenzione di Formigoni. Certo, la storia la fanno gli uomini, con i loro caratteri e le loro debolezze, ma, anche, gli uomini sono mossi dalle forze della storia. E la storia, in Italia, sembra muoversi verso la ricomposizione del centro politico. Quel che si agita attorno a Cossiga teme che vi sia un centro escluso, un centro a loro precluso e, pertanto, in maniera simmetrica al rafforzarsi di Prodi, non può che scalciare contro il bipolarismo.

Contro questo movimento vi sono le riforme in cantiere nella Bicamerale, ma, appunto, ciò depone nel senso di una loro ingloriosa sorte. Contro questo movimento vi è la legge elettorale, ma, lo dicevamo, non vi sono elezioni alle viste. Anzi, no, vi sono quelle europee. Ma si vota, in quelle, con il proporzionale, il che mi pare estremamente significativo.

Quando Berlusconi pose il problema di una riconsiderazione del proporzionale mi sembrò di scorgere la consapevolezza di quanto stava per accadere. Poi è arrivata la marcia indietro. Lasciamo perdere il lato estetico della faccenda, e veniamo alla sostanza : essa esiste in quanto si punta sull’indebolimento di Prodi. Ma è possibile? Il Quirinale lo consentirebbe? E quanto ci costerebbe l’esclusione dall’Euro? Ed a cosa porterebbe se non ad un Prodi bis, magari di più larga maggioranza, e, quindi, ancora ad un rafforzamento delle forze centripete, semmai con la variante di un PDS più pesante?

Volendo fortemente la Bicamerale, Berlusconi aveva compiuto un’operazione politica lungimirante, spingendo ancora quella realtà bipolare che aveva interpretato ed in gran parte creato. Ma sarebbe poco saggio non prendere atto della realtà : non essendo l’Italia bipolare, l’unico argine che poteva tenervela era l’accordo fra i leaders dei due poli : Berlusconi e D’Alema. Tale accordo si è indebolito proprio perché i due leaders si sono indeboliti. E mal comune non è mezzo gaudio. Se la Cosa 2 non riesce a nascere, il Polo non riesce a vivere. Sono due strade che battono il muso contro la malavoglia del centro politico.

Se non si pone mente a questi problemi e se, quindi, non si calibra di conseguenza la posizione rispetto a quel che bolle (senza lasciarsi troppo distrarre dai sondaggi elettorali, tanto non si vota), si rischia di essere trascinati da una opposta forza centrifuga. Insomma, per evitare il centripetismo si sceglie l’alleanza con la Lega. Alleanza che avrebbe il pregio di sbancare elettoralmente al nord. Ma avrebbe due non trascurabili difetti : a) spaccherebbe il paese; b) sarebbe l’alleanza con un soggetto che vuole il sistema proporzionale e che, quindi, riporterebbe il giuoco nel luogo più adatto ai nostalgici del centro democristiano.

Cossiga si lancia nella mischia proprio perché vede questi pericoli, e proprio perché è esponente, storico, di un centro che non vuole farsi escludere. Per questo, del resto, il suo votare la fiducia a Prodi ed il suo schierarsi contro D’Alema sono due cose fra le quali non vi è la minima contraddizione. Oggi l’UDR riprende l’impegno cui Cossiga si dedicò solitario : suonare la marcia funebre al bipolarismo.

Il giornalismo pettegolo si occupa delle piccole scissioni e frizioni. Farebbe bene ad indagare se lo spartito, per caso, non sia stato rivisto sul colle più alto.

Le cose le vedo così. Mi sbaglierò, ma è solo vedendole così che, poi, riesco a spiegarmi la posizione delle tante tessere che compongono il mosaico : dal discorso di fine anno di Scalfaro, fino alla Rai.

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