Politica

Giovani reazionari

La scuola non è un problema di ordine pubblico. Occupare gli edifici pubblici è sicuramente un reato, ma l’intervento della forza pubblica, per prevenirlo o rimuoverlo, deve essere sollecitato dai rettori e dai presidi, non dal governo e dal ministro degli interni. L’avviso ai naviganti, pertanto, era errato od ingannevole. Al governo devo stare bene attenti a non giocare di sola rimessa, neanche adagiandosi sul fatto che le proteste possano far apparire quale vasto e profondo intervento riformatore quelli che restano provvedimenti limitati e settoriali. Giusti, aggiungo, ma incapaci di aggredire il problema. All’opposizione, del resto, non si creda di poter fare da sponda alla protesta studentesca, sol perché non si trovano a governare e, quindi, sperano di mettere quel vento nelle proprie vele. Quello che sta prendendo forma non è un movimento rivoluzionario (ove mai abbia senso parlare di rivoluzione), ma reazionario.
Molti di questi ragazzi non sono strumentalizzati, sono accecati. Li sento animarsi perché l’odiosa politica governativa minaccia l’esistenza della loro scuola e della loro università. Peccato che detta politica sia cosa da poco e che le loro scuole e le loro università è difficile possano fare più schifo di così. Escludo che ad uno studente possa venire in mente di occupare per difendere i maestri doppi (delle elementari), l’educazione civica che nessuno ha mai fatto o le scuole con meno di cinquanta alunni che non si trovano manco per niente in montagna, ma servono a curare interessi clientelari. Eppure questi ragazzi si ribellano, ma a cosa? Temo si stiano opponendo alla fine del mondo dei loro padri, in gran parte mantenuti dalla spesa e dal debito pubblico. Temo credano sia un loro diritto fare gli avvocati, o meglio ancora i magistrati, se hanno conseguito una laurea in giurisprudenza ma di diritto non sanno un bel niente. Temo credano sia normale essere analfabeti, perché quel che conta è diventare famosi ed entrare in Parlamento.
Invece no, non solo quel mondo sta finendo, ma è un gran bene che crepi. Solo che non cade sotto i colpi di un riformismo intelligente e responsabile, bensì sotto le mazzate della crisi finanziaria e dell’insostenibilità della spesa. Dopo di che, nella globalizzazione, servono ingegneri che facciano star su i ponti e che si spieghino in inglese, pertanto quelli che conoscono l’arte di fare un muro meno di un capomastro e si esprimono in italiota resteranno dove meritano: all’ultimo posto. Sgradevole? Sicuro. Ma altrettanto sicuro che opporsi a che le cose cambino, sperando così di conservare anche il companatico, è il tipicissimo abito mentale dei reazionari. Con o senza l’intervento della polizia.

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