Politica

Giovanni Falcone

L’anniversario della morte di Giovanni Falcone ha portato con sé la novità di un dibattito non più monocorde. Fin qui Falcone era stato ricordato ed osannato da quanti gli furono avversari, ed anche nemici.

Per troppi anni Palermo è stata solcata da cortei alla cui testa si trovavano gli stessi che di quel magistrato avevano detto le cose peggiori, che contro quel magistrato avevano agito e votato, fino a sconfiggerlo, più e più volte. Questo lungo inquinamento della memoria lascia scorie e residui che solo il tempo saprà eliminare. La lunga negazione della realtà comporta, oggi, che altri, non meno privi di titoli e credenziali, avanzino la mano sull’eredità di Falcone.

Giovanni Falcone non ha lasciato alcuna eredità. Ci teneva, lui, ai suoi metodi d’indagine, al suo ragionar del crimine partendo da elementi riscontrabili e provabili. Ci teneva al punto da dedicare a questo la sua produzione extragiudiziaria, a cominciare dal bellissimo libro “Cose di cosa nostra” (quanti di quelli che ancora straparlano lo hanno veramente letto?). Oggi capita di sentir far l’elogio di quei metodi da chi razzola all’opposto. No, purtroppo non ci sono eredità, se non d’ordine morale. E le eredità morali non si conquistano con l’impostura.

Dopo tanti anni il muro del conformismo si è rotto, e si comincia a leggere anche altrove quello che noi abbiamo qui scritto in solitudine e coperti dal più totale silenzio. Il che non significa che, adesso, si è ristabilita la verità. Significa solo che anche il Falcone inesistente e mitologico è stato sottratto alla falsificazione di un decennio.

Alla memoria di quel grande siciliano si deve solo (e non è poco) la conoscenza ed il rispetto di ciò che realmente fece e scrisse. Si vedrà che Giovanni Falcone ha spessore assai più consistente dell’insipido santino sventolato nei cortei. A noi stessi ed al nostro paese dobbiamo la comprensione di come siano stati possibili quei dieci anni, da dove e nata, e perché, la spinta che ha trasformato il nostro mondo politico e civile. E non in meglio.

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