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Il 55% del gas utilizzato in Germania era di provenienza russa. Ne importavano 50 miliardi di metri cubi. Il 17 dicembre la nave rigassificatrice “Höegh Esperanza” ha ormeggiato nel porto di Wilhelmshaven, il 21 dicembre c’è stata la cerimonia d’inaugurazione, dal 15 gennaio lavorerà a pieno regime. In tutto i terminali di rigassificazione, operativi o in corso di realizzazione, sono 11. Una volta completato il gas che i tedeschi potranno acquistare anche liquido ammonterà a 73 miliardi di metri cubi, quasi il 50% in più di quello che prendevano dalla Russia, che potrà comodamente inalarlo.

Il governo tedesco si regge con l’appoggio dei Verdi, quindi non è stato facile prendere queste decisioni, che comprendono anche l’uso emergenziale del carbone e il prolungamento della vita delle centrali nucleari. Ma era necessario e si affannano a confermare il programma di decarbonizzazione, salvo il fatto che per perseguirlo occorre essere industrialmente in vita e quelle misure servono per sopravvivere nel periodo di passaggio.

Da noi si sente dire che il nucleare è escluso perché ci vuole troppo tempo, come se governare consistesse nel provvedere solo per i bisogni della serata. Per un rigassificatore che dovrà essere operativo a Piombino è stato chiamato in causa il Tribunale amministrativo regionale, che non ha fermato l’opera, bocciando le pretese del Comune, ma potrà essere nuovamente adito per ogni provvedimento amministrativo. Mentre 532 richieste di mettere in funzione impianti solari attendono ancora l’autorizzazione, essendocene ferme 215 alla verifica amministrativa; 263 all’istruttoria tecnica; 2 presso l’ufficio di gabinetto; 26 sperano che il ministero dei beni artistici e culturali accenda la luce verde; 14 stanno scalando gli uffici della presidenza del Consiglio; 12 sono fermi per altri motivi e, udite udite, ben 10 sono stati autorizzati. 10 su 542, un successone. Particolare significativo: il numero delle pratiche in attesa cresce anziché diminuire.

E con questo torniamo alle discussioni sul “sistema del bottino”, ove non si voglia utilizzare la più elegante espressione inglese: spoils system. Gli odierni governanti reclamano il diritto di scegliersi i burocrati, laddove gli ultimi a potere obiettare sono quella della sinistra, che redassero e approvarono, con le solite inutili fanfare, la legge che consente di scegliersi i burocrati. Una animata discussione sul niente, come al solito fatta senza tenere conto dei risultati concreti. Gli unici che contano.

Chi è al governo deve potere governare e l’ingranaggio è di sua pertinenza. Ma ad ogni potere corrisponde una responsabilità e la verdeggiante giungla burocratica non è cresciuta perché i cattivi burocrati nascondevano le carte, ma perché i cattivi politici evitano la responsabilità, nascondendosi dietro le carte. Ciò porta alla prima conseguenza: senza una giustizia funzionante (che non abbiamo) scordiamoci un’amministrazione efficiente, perché il disonesto eviterà d’essere il solo responsabile e l’onesto sarà processato per quindici anni, magari facendo nel frattempo scattare la trappola della Severino, che fa a pugni con la Costituzione.

Per far funzionare l’amministrazione ci sono due schemi: a. quello dello “Stato apparato”, più francese o dell’Italia pre Bassanini, per cui il ministro è depositario dell’indirizzo politico, nomina un capo di gabinetto che è responsabile della macchina burocratica e da lì in giù chi non funziona o fa quello che gli pare dovrebbe saltare; b. quello più all’anglosassone, per cui il ministro sceglie i burocrati e risponde politicamente del risultato. Noi siamo nella zona né carne né pesce. Per rompere il nesso fra potere & responsabilità abbiamo adottato lo schema: lottizzazione & mai rendicontazione.

Ergo: chi governa è responsabile dei risultati, chi si oppone non ha senso chieda siano salvati i propri famigli, mentre né gli uni né gli altri possono continuare ad ammorbarci chiedendo quello che essi stessi devono darsi.

Davide Giacalone, La Ragione 7 gennaio 2023

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