Politica

Guerra a sinistra

La legislatura funziona all’incontrario: tutto sta a fare qualche errore in meno dell’avversario.

La settimana della finanziaria non era delle migliori, per il governo, e la sinistra aveva la possibilità di far vedere quanto serie potevano essere le proposte per emendarla e renderla più aderente alle condizioni ed alle necessità del nostro Paese. Lungi dal farlo, dopo avere attaccato la finanziaria proposta dal governo perché troppo severa, una “stangata” (?!), la sinistra si getta a corpo morto nell’automassacro dell’Afganistan.

In passato avevamo criticato l’eccesso di retorica con cui si era condita la partenza delle nostre truppe per la Serbia. Ci si deve andare piano, con la retorica, quando si maneggiano le armi, ed a dire che si va alla guerra “giusta” per far vincere la libertà e la democrazia nel mondo, si rischia di vedersi spinti a far la guerra a tre quarti del mondo stesso. In guerra si va per difendere gli interessi nazionali, fra i quali è compresa la collocazione internazionale dell’Italia. La sinistra sembrava averlo capito, magari condendo il tutto con quella retorica che a noi non piaceva.

Invece, è bastato perdere responsabilità di governo per perdere anche la bussola, demolendo il lavoro fatto e consegnando un messaggio terribile ai propri militanti: la guerra si fa se governiamo noi e se conviene a noi, altrimenti nisba. Una follia.

Ma, attenzione, per nostra fortuna la sinistra non è compatta nel farsi guidare dall’impoliticità del pacifismo piazzaiolo, per nostra fortuna esistono divisioni. Se da una parte, allora, è necessario additare la follia, dall’altra è doveroso riconoscere che quella sinistra che si schiera a favore della partenza degli alpini sta ben lavorando per costruire un’alternativa a questa maggioranza ed a questo governo. Il lavoro, naturalmente, non dovrà essere fatto solo sulla politica estera, ma è un bene prezioso che su questo terreno una parte della sinistra non abbandoni ragionevolezza e saggezza.

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